In Thailandia i morti sono più di 500
E un bel pezzo di Bangkok è ancora sott'acqua, da due settimane
Le persone uccise dalle alluvioni in Thailandia sono ora 506. Tre mesi di piogge torrenziali, alluvioni ed esondazioni dei fiumi hanno colpito praticamente un terzo delle province del paese, distruggendo fabbriche e fattorie, costringendo alla fuga centinaia di migliaia di persone, molte delle quali hanno perso le loro case e le loro fonti di reddito. Tra le aeree maggiormente colpite dal disastro c’è Bangkok, come il Post ha più volte raccontato nelle ultime settimane. Molti quartieri, soprattutto quelli settentrionali, sono ancora sott’acqua: il centro della città è protetto da una diga ma non è ancora al sicuro, anche perché più volte gli abitanti dei quartieri allagati hanno chiesto l’apertura degli argini per far scendere il livello dell’acqua.
Il governo ha stanziato quattro miliardi di dollari per far fronte all’emergenza, che ha già portato la banca centrale a rivedere le stime di crescita del PIL del paese. La primo ministro Yingluck Shinawatra è stata molto contestata in questi giorni per la gestione dei soccorsi, che hanno raggiunto alcune zone con grave ritardo e che hanno sottovalutato l’impatto delle alluvioni sulla capitale, che a lungo è stata considerata al sicuro. A Bangkok non è morto nessuno, ma un quinto della città è sott’acqua e non è ancora chiaro quando la situazione potrà migliorare: erano state annunciate evoluzioni positive per alcuni giorni fa, ma nulla è cambiato. Anzi, molte cose sono peggiorate: ogni giorno nel nord di Bangkok diventa più difficile spostarsi e rifornire i negozi, mentre le acque stagnanti diventano più sporche e maleodoranti. Tra le infrastrutture allagate c’è anche il secondo aeroporto della città e il mercato di Chatuchak, uno dei più affollati e frequentati della città.