Il capo delle FARC è stato ucciso
Il celebrato e famigerato capo dei ribelli colombiani Alfonso Cano, 63 anni, è morto in un attacco dell'esercito nel sudovest del paese
Intorno alla mezzanotte di oggi in Colombia, le sei del mattino in Italia, il ministro della Difesa colombiano Juan Carlos Pinzón e il presidente della Repubblica Juan Manuel Santos hanno annunciato l’uccisione di Alfonso Cano, il leader del gruppo militare ribelle delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia).
In un intervento trasmesso in diretta dalla televisione colombiana, Santos ha definito la morte di Cano, 63 anni, come “il colpo più devastante che il gruppo ha sofferto nella sua storia”, e ha invitato i membri dell’organizzazione ribelle a “smobilitarsi” per non finire “in una tomba o in una prigione”.
Il ministro della Difesa ha fornito qualche dettaglio dell’uccisione. Cano è stato ucciso in un’operazione delle forze armate colombiane nelle montagne della Colombia sudoccidentale, che è iniziata con il bombardamento di un accampamento delle FARC nella giungla dello stato di Cauca. In seguito, alcuni soldati si sono calati dagli elicotteri e hanno iniziato uno scontro a fuoco con i guerriglieri delle FARC, durante il quale è rimasto ucciso Cano. La sua presenza nel campo era stata scoperta oltre un mese fa grazie a intercettazioni telefoniche, concludendo una caccia iniziata più di tre anni fa con centinaia di soldati.
Chi era Alfonso Cano
“Alfonso Cano” era il nome di battaglia di Guillermo León Sáenz Vargas. La sua famiglia d’origine (era nato nel 1948) era di classe medio-alta e abitava nel quartiere di Teusaquillo, nel centro della capitale colombiana Bogotà. Durante gli anni universitari diventò un marxista militante e fece parte della Gioventù Comunista. Alla fine degli anni Settanta o all’inizio degli Ottanta abbandonò la carriera accademica e gli studi di antropologia all’Universidad Nacional per unirsi alla guerriglia delle FARC, di cui diventò il principale ideologo intorno al 2000. Cano era il comandante in capo delle FARC dal 2008, dopo che il precedente leader Manuel Marulanda morì di infarto. Il governo colombiano aveva messo una taglia di quasi 4 milioni di dollari per informazioni che potessero portare alla sua cattura.
La lotta alle FARC
La Colombia è un paese storicamente diviso tra una ristretta élite di proprietari terrieri e la maggioranza della popolazione povera: la disparità sociale è stata tra le cause principali della nascita di gruppi di ribellione armata di ideologia marxista. I principali sono le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). I proprietari terrieri finanziarono la formazione di gruppi di vigilanti armati per contrastare i ribelli, da cui la nascita di gruppi paramilitari di destra: il più ampio erano le Forze di Autodifesa della Colombia (AUC), che ufficialmente ha deposto le armi. In un paese che fino a pochi anni fa aveva una debole presenza statale, il risultato è stato una guerra su diversi fronti che prosegue da più di quarant’anni, aggravata dalla presenza di cartelli della droga tra i più grandi e potenti del mondo che permettono al conflitto di essere finanziato con milioni di dollari.
Negli ultimi dieci anni le forze di sicurezza colombiane sono riuscite a uccidere numerosi comandanti e ad arrestarne altri, anche grazie all’aiuto degli Stati Uniti, che hanno finanziato la lotta ai gruppi ribelli con miliardi di dollari nel cosiddetto “Plan Colombia”. Le FARC, il gruppo più antico e più ampio tra i guerriglieri, che in passato ha avuto il controllo incontrastato di ampie regioni del paese, è però ancora in grado di compiere molti attacchi di guerriglia contro le forze armate colombiane.
foto: LUIS ACOSTA/AFP/Getty Images