Occupy Wall Street e la violenza
Dopo gli scontri di ieri a Oakland nel movimento si discute molto di cosa fare con quelli che esagerano
Ieri i manifestanti e i promotori di Occupy Wall Street hanno avuto poco tempo per essere soddisfatti, dopo l’occupazione del porto di Oakland, in California, il quinto più importante degli Stati Uniti. I manifestanti erano riusciti a bloccare completamente le attività del porto con una protesta pacifica, ma in tarda serata sono iniziati violenti scontri tra i manifestanti e la polizia, che sono proseguiti poi nella notte. Il bilancio è stato di circa 80 arresti nel centro di Oakland, dove alcuni manifestanti mascherati avevano occupato un edificio vuoto, eretto barricate lungo le strade e lanciato sassi e molotov. Alcuni edifici commerciali sono stati danneggiati. Cinque manifestanti e diversi agenti di polizia sono rimasti feriti.
Scontri e proteste violente non sono una novità per Oakland, fin dalle proteste contro la guerra del Vietnam negli anni Sessanta. Più di recente, nel 2009 e 2010, nella città ci sono state dimostrazioni violente a causa dell’uccisione di un uomo disarmato – e nero – da parte di un poliziotto. Anche in quel caso, diverse sedi di uffici nel centro della città erano state devastate e incendiate. La polizia dette la colpa delle violenze a un piccolo gruppo di anarchici, molti dei quali provenienti da fuori città, così come ha fatto per le violenze di ieri. A Oakland il movimento di Occupy è molto attivo, e si era già scontrato molto duramente con l’amministrazione cittadina del sindaco Jean Quan: una settimana fa, dopo uno sgombero, un ex marine di 24 anni è rimasto ferito gravemente.
Quanto accaduto ieri però ha causato preoccupazione in tutte le città degli Stati Uniti dove si è sparsa la protesta del movimento Occupy, e ha fatto nascere dubbi sulla capacità del movimento di arginare i violenti senza una leadership definita e senza una struttura organizzativa. Finora in pochissime città si è arrivati a scontri violenti con la polizia, e gran parte dei manifestanti è molto decisa nel condannare la violenza.
Associated Press ha raccolto le opinioni di alcuni manifestanti in giro per gli Stati Uniti. Nella stessa Oakland, i manifestanti che hanno piantato le tende vicino al municipio dicono che si è trattata di una sola ora di violenza dopo 12 ore di protesta pacifica, e che i violenti non rappresentano la maggioranza del movimento. Bob Norkus, dell’accampamento di Occupy Boston dall’altra parte del paese, è d’accordo nel dire che i violenti sono solo una minoranza e si dice convinto che questi non avranno un effetto duraturo sul movimento. Norkus aggiunge che «il movimento deve essere non violento, altrimenti finirà. Non avremo il sostegno della gente. Questo non vuol dire che non si può cercare di scuotere le persone. Ma non si può neppure rompere le vetrine e dar fuoco ai negozi».
Un manifestante davanti al quartier generale di Goldman Sachs, a New York, dice che gli scontri a Oakland devono servire da promemoria a tutto il movimento che i manifestanti devono rimanere assolutamente pacifici davanti a qualunque azione della polizia. «È brutto da dire. Ma la polizia vuole che la gente rompa le finestre e dia fuoco alle auto, perché quelle sono le cose che sanno gestire: con la forza». Lo ha dichiarato ad Associated Press mentre stava venendo portato via, ammanettato, dalla polizia di New York.