L’Italia sorvegliata dal FMI
Il governo ha accettato il monitoraggio rafforzato del Fondo Monetario, dice Reuters: il prestito internazionale per il momento è escluso, ma se n'è parlato
L’Italia ha accettato il monitoraggio del Fondo Monetario Internazionale, stando a quanto riporta questa mattina Reuters e quanto era stato anticipato ieri sera da varie fonti di stampa. La Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale terranno quindi sotto controllo le riforme proposte dal Governo e il raggiungimento degli obiettivi economici da parte dell’Italia e si esprimeranno a riguardo, nell’ambito di una “sorveglianza rafforzata”. Rimane per ora esclusa l’ipotesi che l’Italia usufruisca della precautionary credit line, la linea di credito precauzionale che il Fondo Monetario mette a disposizione dei paesi vulnerabili: un prestito, in sostanza, che ieri Christine Lagarde avrebbe offerto al governo italiano (44 miliardi di euro e il doppio tra un anno, a fronte dell’attuazione delle riforme).
L’Italia è il paese a cui i leader mondiali riuniti al G20 di Cannes guardano con più preoccupazione dopo la Grecia, racconta oggi il Wall Street Journal, anche perché sarebbe il primo a essere colpito da un eventuale e tutt’altro che improbabile collasso dell’economia greca. Oggi la situazione italiana sarà al centro dei colloqui di Cannes. Già adesso l’Italia sta avendo grandi difficoltà nel farsi prestare denaro a interessi ragionevoli, e il prestito del Fondo Monetario le consentirebbe di tirare il fiato per un po’. A prezzo di un’umiliazione internazionale, spiega però il Corriere della Sera.
Il 14 novembre l’Italia deve collocare oltre 10 miliardi di titoli fra scadenze a 5 e a 10 anni, ma nelle condizioni attuali ha di fatto perso accesso al mercato. Nel primo trimestre dell’anno prossimo poi l’Italia dovrà rinnovare circa 91 miliardi di euro solo di Btp in scadenza. Molti operatori ripetono che gli unici acquisti di carta italiana in queste ore vengono esclusivamente dalla Bce. Un’ulteriore rete di sicurezza, oltre quella del sistema europeo di salvataggi e agli acquisti della Banca centrale europea, potrebbe rivelarsi preziosa. Ma l’aiuto del Fondo non è gratis in termini politici: al contrario, hanno concluso alcune delle maggiori autorità in Italia, esso porterebbe con sé un costo elevato. I Paesi che devono chiedere soccorso all’Fmi, anche nella forma «leggera» di una linea precauzionale, subiscono un marchio che viene considerato un’umiliazione internazionale. Inoltre, il governo dovrebbe finire per rendere conto in modo vincolante a un numero crescente di istituzioni esterne al Paese: al Consiglio europeo per gli eventuali aiuti del fondo salvataggi, alla Bce per gli interventi sui Btp, e infine a Lagarde per la linea di credito da 44 miliardi. Troppi arbitri, troppo alto il prezzo politico delle difficoltà sul debito.
Fabrizio Goria ha raccontato su Linkiesta che i primi contatti tra Italia e Fondo Monetario Internazionale in questo senso risalgono allo scorso luglio. Anche Goria esclude il ricorso alla precautionary credit line da parte dell’Italia, ma cita degli altri strumenti del Fondo Monetario che potrebbero interessare il nostro Paese.
Nel 2009, nel pieno della crisi finanziaria in seguito al fallimento di Lehman Brothers, l’assetto del Fmi è stato mutato, sono stati introdotti i Flexible credit line (Fcl) ed è stata messa a punto una nuova politica «volta a garantire la concessione di prestiti di entità elevata anche in assenza di una crisi effettiva», come ricordano diversi documenti del Fmi. Questo nuovo modello di prestiti prende il nome di High-access precautionary arrangements (Hapa) e può essere utilizzato per tutte le situazioni di pericolo alla stabilità finanziaria internazionale. Secondo una fonte del Fmi sentita da Linkiesta, è possibile che sia questo il metodo di supporto per l’Italia. In alternativa, si potranno usare le Flexible credit line finora utilizzate per Paesi come Colombia, Messico e Polonia, economie con fondamentali solidi e con una buona capacità di crescita.
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