Renzi non è Berlusconi

I suoi nemici dovranno trovare argomenti più personalizzati, scrive Adriano Sofri su Repubblica

Adriano Sofri su Repubblica parla di Matteo Renzi, di ricambio generazionale e di “rottamazione”.

«Non bisogna partire dalle buone vecchie cose ma dalle cattive cose nuove». Si potrebbe ricominciare (e finirla lì, magari) con la frase di Bertolt Brecht. Le cose vecchie possono anche essere buone, le cose nuove possono anche essere cattive, e da queste dobbiamo ripartire. Naturalmente, c’è una superstizione dell’aggettivo: nuovo. Quando i nomi che finiscono in imo chiamano in soccorso un aggettivo è ora di mettere in discussione il nome, non l’aggettivo. Certi aggettivi prendono la mano a chi li pronuncia e si proclamano nomi: nuovismo.

Per fare di ciò che è nuovo un valore, occorre prendersela con ciò che è vecchio. Col chiaro di luna. È un fatto che la maggioranza degli umani oggi viventi è nata dopo che un uomo è sbarcato sulla luna, per esempio Matteo Renzi. Solo tre anni dopo. Bersani, quando successe, aveva già 21 anni, e dunque si ricorda della luna silenziosa e inviolata (con la dieresi, tutt’e due). Chi non si ricorda di una luna mai calpestata da piede umano è incline a un passo più baldanzoso, e invadente. Succede anche il contrario, ma è naturale l’associazione fra nuovo e giovane.

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