Nuovi guai per Herman Cain
C'è una terza denuncia per molestie a carico del candidato repubblicano, che accusa il rivale Perry di avere orchestrato una macchina-del-fango
Herman Cain, il candidato repubblicano dato in testa dai sondaggi in vista delle primarie, si trova ancora nei guai. Qualche giorno fa Politico aveva ripescato una storia di accuse di molestie presentate contro di lui negli anni Novanta da due donne. All’epoca Cain era il responsabile della National Restaurant Association (NRA), l’associazione che rappresenta oltre 380mila ristoratori statunitensi. Le due donne denunciarono il comportamento di Cain, che avrebbe fatto allusioni a sfondo sessuale con diversi comportamenti, e per chiudere la vicenda fu raggiunto un accordo: le due donne ottennero un indennizzo per lasciare la NRA in cambio di un impegno formale a non discutere con nessuno i motivi del loro abbandono. Negli ultimi giorni ci sono stati alcuni sviluppi.
È venuto fuori che l’indennizzo è stato pari, per almeno una delle due donne, a un anno di stipendio. È saltata fuori, scovata da Associated Press, una terza donna che aveva denunciato Cain per molestie, anche lei negli anni Novanta: tra i comportamenti inappropriati ha citato un invito ricevuto da Cain a recarsi nel suo appartamento, insieme ad alcuni gesti “sessualmente allusivi” nonché apprezzamenti sulla sua bellezza fisica fatti in presenza di altri colleghi.
Le dichiarazioni della terza donna hanno fatto il paio con quelle di un vecchio dipendente della NRA, oggi sondaggista repubblicano, Chris Wilson, che ha detto di avere assistito personalmente a un caso di molestie da parte di Cain nei confronti di una donna. Wilson non ha fornito nei dettagli ma ha detto che quanto accaduto “mise molto a disagio” tutti i presenti. I fatti sarebbero avvenuti alla fine degli anni Novanta in un ristorante di Arlington, in Virginia. Fino a quel momento la reazione di Cain era stata piuttosto calma: aveva fatto confusione dando diverse versioni dei fatti, aveva fatto appello al suo “senso dell’umorismo che alcuni non capiscono”. L’accusa di Wilson però ha fatto fare alla storia un salto di qualità. Wilson, infatti, è un sostenitore e collaboratore della campagna di Rick Perry, governatore del Texas e avversario di Cain.
Herman Cain e il suo staff hanno allora denunciato l’esistenza di una campagna di menzogne orchestrata ai suoi danni dai suoi avversari elettorali, irritati dai suoi ottimi risultati nei sondaggi. Prima ha accusato Mitt Romney, poi si è diretto contro Rick Perry. Cain sostiene che l’establishment repubblicano, irritato (e preoccupato) dalle sue possibilità di vittoria, abbia deciso di neutralizzarlo facendo circolare la storia sulle molestie sessuali. E sostengono che l’esecutore della campagna sia stato proprio Perry. «Siamo stati in grado di ricondurre questa campagna di menzogne allo staff di Perry», ha detto ieri Cain. «Stando alle nostre fonti questa storia è piena di impronte digitali di Rick Perry». Cain e il suo capo dello staff, Mark Block (quello dell’assurdo spot con la sigaretta), se la sono presa anche con Politico per avere dato spazio alla storia. Lo staff di Rick Perry ha negato ogni coinvolgimento.
Per il momento i numeri nei sondaggi tengono. In South Carolina Cain è ancora in testa, in Iowa ha ceduto qualche punto a Romney ma è messo bene. Da qui al 22 novembre, data del prossimo dibattito repubblicano, le cose potrebbero cambiare: e in molti già prima di questo scandalo pensavano che l’ascesa di Herman Cain fosse una bolla pronta a scoppiare da un momento all’altro. Cain spera di arrivare in qualche modo in piedi almeno al 3 gennaio, quando con i caucus in Iowa prenderà ufficialmente inizio il processo di selezione dello sfidante di Barack Obama.
foto: Chip Somodevilla/Getty Images News