La sede di Charlie Hebdo non c’è più
Le foto della redazione del settimanale satirico francese distrutta da un incendio: Libération e altri giornali gli hanno offerto ospitalità
Questa notte la sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, a Parigi, è stata distrutta da una bomba molotov e dall’incendio generato dall’esplosione. Il sito Internet del giornale è stato violato, e l’homepage è stata sostituita con una foto della Mecca e con alcune sure del Corano. L’ultimo numero del settimanale, uscito oggi, mostra in copertina una caricatura di Maometto che dice «Cento frustate se non morite dalle risate». La copertina era stata diffusa come anticipazione negli ultimi giorni. In questo numero il giornale viene rinominato Charia Hebdo (ovvero Sharia Hebdo) e Maometto viene indicato come direttore onorario, per celebrare la vittoria del partito islamico di Ennahda nelle elezioni in Tunisia e per criticare la decisione del nuovo governo libico di usare la sharia come principale fonte di legge.
Stephane Charbonnier, il direttore di Charlie Hebdo, ha detto oggi che l’Islam non può sottrarsi alla libertà di stampa. «Se in Francia possiamo prendere in giro qualsiasi cosa e se possiamo parlare di qualsiasi cosa ma non dell’Islam e delle sue conseguenze, la cosa è fastidiosa». Ha aggiunto che l’attentato non gli sembra opera dei Fratelli Musulmani, ma di «idioti estremisti» e che «non ci lasceremo abbattere». La polizia di Parigi ha aperto un’inchiesta e il primo ministro francese François Fillon ha condannato il gesto come un «attacco alla libertà di stampa» e un «atto di violenza». Nel frattempo alcuni giornali e associazioni, tra cui Libération, si sono offerti di ospitare la redazione di Charlie Hebdo.
Nel 2006 Charlie Hebdo aveva pubblicato le vignette su Maometto del giornale danese Jyllands-Posten, che avevano scatenato forti e a volte violente proteste. Charlie Hebdo è stato fondato negli anni Settanta ed è uno storico giornale satirico francese, di orientamento libertario e di sinistra: tra i suoi bersagli preferiti ci sono la destra francese (Sarkozy, ultimamente) e le religioni. Una sezione del settimanale è dedicata al giornalismo d’inchiesta.