Il giorno dopo in Grecia
Il governo di Papandreou approva all'unanimità la proposta di referendum e sostituisce a sorpresa i capi delle forze armate
Il governo greco, riunito ieri per sette ore in una seduta di emergenza, ha approvato all’unanimità la controversa proposta di referendum sugli aiuti europei avanzata ieri dal primo ministro socialista George Papandreou. Ieri la notizia ha praticamente affondato le borse di tutto il mondo, che non vivevano giornate così complicate praticamente dal 2008. Oggi Papandreou incontrerà in Francia durante il G20 Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. La maggioranza parlamentare di Papandreou traballa da settimane, e il premier ha fatto capire che una caduta del governo e le elezioni anticipate renderebbero inevitabile il default del paese. Il referendum, invece, può dare all’esecutivo “il chiaro mandato” di implementare le misure di austerità richieste dall’eurozona allo scopo di ricevere i fondi. Allo stesso modo, però, una bocciatura del referendum condannerebbe con ogni probabilità la Grecia alla bancarotta.
I mezzi di informazione greci hanno raccontato dello stupore con cui molti di ministri, incluso quello delle Finanze, hanno appreso della decisione di Papandreou. Il premier greco avrebbe deciso quasi in autonomia di spostare la responsabilità dei sacrifici dalle sue spalle a quelle dell’intero elettorato greco, chiedendo alla popolazione uno sforzo collettivo consapevole. Allo stesso modo, anche i leader europei sono stati colti di sorpresa dalla decisione. Venerdì il governo Papandreou dovrà affrontare il voto di fiducia del Parlamento, dove oggi gode di soli due voti di maggioranza.
Ieri sera, poi, il ministro della Difesa Panos Beglitis, molto vicino allo stesso Papandreou, ha riunito i capi delle forze armate – dell’esercito, della marina e dell’aviazione – comunicando la loro rimozione dall’incarico. Né il ministro né alcun portavoce del governo ha dato una spiegazione alla decisione, anche questa insolita: l’annuale revisione degli incarichi militari sarebbe dovuta avvenire il 7 novembre e raramente coinvolge l’intera leadership militare del Paese. Questo, e il passato della Grecia come dittatura militare, ha portato molti a pensare che Papandreou stia temendo per la stabilità della democrazia greca. La destra greca, oggi all’opposizione, ha detto che “questi cambiamenti non possono essere accettati in un momento in cui il governo è sul punto di collassare”. Anche il partito di sinistra Syriza ha detto che la decisione “fornisce l’impressione che il governo voglia politicizzare le forze armate in questa fase di crisi” e ha chiesto al presidente della Repubblica di non ratificare il decreto di nomina del ministro della Difesa.
foto: ERIC FEFERBERG/AFP/Getty Images