Renzi piace a Vittorio Feltri
È il bacio della morte, su cui gli antirenziani si fregheranno le mani: ma a Feltri piace perché "davvero progressista"
Nell’agitazione mediatica scatenata dal weekend fiorentino organizzato da Matteo Renzi, oggi è arrivato un commento sul Giornale a firma di Vittorio Feltri, di molti elogi nei confronti di Renzi stesso. Coloro che contestano al sindaco di Firenze la sua popolarità nel centrodestra non come una ricchezza in termini elettorali ma come una colpa e dimostrazione del suo essere poco “di sinistra”, troveranno confermate le loro opinioni: anche se Feltri in realtà dipinge Renzi come uomo di sinistra, l’unico davvero progressista e rivoluzionario in una sinistra diventata conservatrice e reazionaria, come ha sostenuto Alessandro Baricco alla Leopolda.
L’uomo del giorno è Matteo Renzi, sindaco di Firenze. Domina su tutti i giornali, compare spesso in televisione, divide l’opinione pubblica, suscita in molti grande ammirazione e disprezzo in alcuni, specialmente i signori burocrati degli apparati del PD. Ma chi è costui? Tranquillizzo subito i lettori: non mi occuperò della sua biografia, un genere che lascio agli specialisti. Mi limito a osservare che mai nessuno, prima di lui, aveva osato mettersi di traverso rispetto alle linee dettate dalla nomenklatura di sinistra.
Cosa fosse il PCI è noto anche a chi non ne ha assaggiato i metodi per motivi di età. Per cui sorvolo. Cosa sia diventato negli anni è lì da vedere. Ha perso solidità, fascino, efficienza organizzativa, capacità di suggestionare i giovani. In pratica ha perso i pregi, ma gli sono rimasti i difetti: è settario, diffida della modernità, guarda indietro anziché avanti, è talmente supponente da essere persuaso di avere il monopolio della cultura; è convinto che i suoi elettori e iscritti siano antropologicamente diversi e di moralità superiore; e che se un intellettuale non è un compagno non è neppure un intellettuale.
Un partito così a gioco lungo è destinato a morire per autoconsunzione. Oggi c’è molta gente che lo vota ancora memore dei passati trionfi alle urne. Ma quando si accorgerà – molto presto – che il PD non è stato all’altezza di sostituire la defunta ideologia almeno con un’idea, lo abbandonderà, ammesso trovi un’alternativa di cui al momento non si vede traccia. Oddio, un’alternativa ci sarebbe, ed è proprio Renzi, ma i capoccia sedicenti democratici lo rifiutano: già, lo odiano. Lo odiano perché egli incarna il nuovo, e il nuovo li terrorizza, li disorienta, toglie loro ogni sicurezza, sono impreparati ad affrontalo, forse anche soltanto a comprenderlo.