Ora la Grecia rischia la crisi di governo
La proposta di un referendum sul salvataggio contestata anche nel partito di Papandreou, mentre piovono critiche da tutta Europa
Dopo aver annunciato di voler indire un referendum per far votare i cittadini sul piano di salvataggio europeo per la Grecia, che rischia lo stato di insolvenza, il primo ministro George Papandreou è stato prima attaccato da molti partner dell’Unione Europea e poi duramente criticato da alcuni esponenti del proprio partito. Una parlamentare ha deciso di abbandonare il Pasok, il partito socialista che regge il governo, portando così la maggioranza a 152 seggi su 300 in Parlamento in vista del voto di fiducia previsto per venerdì. I partiti di opposizione hanno chiesto le dimissioni del governo ed elezioni anticipate, dicendo che il referendum rischia di mettere ulteriormente in crisi la Grecia e di compromettere la sua presenza nell’eurozona.
Questa mattina Milena Apostolaki ha lasciato il gruppo parlamentare del Pasok, ma ha confermato di voler mantenere ugualmente il proprio seggio per combattere anche in Parlamento l’annunciata proposta per un referendum sul piano di salvataggio. Nelle ore successive, un altro membro della maggioranza ha chiesto di procedere alla costituzione di un governo di unità nazionale per affrontare la crisi mantenendo gli impegni assunti a Bruxelles la scorsa settimana, seguito in tempi brevi da nuove elezioni senza attendere la fine della legislatura nel 2013.
Il primo ministro ha escluso la possibilità di elezioni anticipate e sottoporrà il proprio governo a un nuovo voto di fiducia, previsto per venerdì prossimo. La data per il referendum non è stata ancora comunicata e c’è l’impressione che all’interno dello stesso esecutivo diversi ministri non fossero completamente al corrente dei piani di Papandreou.
La decisione ha sorpreso anche gli altri leader europei, convinti di aver raggiunto un accordo la scorsa settimana per ridurre il debito della Grecia, dare nuovi fondi e ottenere in cambio politiche di austerità e controllo della spesa per rimettere in sesto i conti. Il timore è che il referendum possa rimettere in discussione quanto concordato, portando a nuove speculazioni sui mercati e mettendo sotto forte stress la moneta unica.
L’incertezza in queste ore è molto grande e sta portando a una reazione negativa delle principali Borse. In Germania e in Francia le perdite sono intorno al quattro per cento, mentre in Italia la situazione è molto più grave con Piazza Affari che perde il sei per cento e un picco negativo che ha raggiunto meno sette per cento. Lo spread, cioè la differenza tra gli italiani Btp e i Bund tedeschi è arrivato a un nuovo record oltre i 450 punti, nonostante la BCE abbia cercato di mitigare il differenziale con operazioni sul mercato secondario.