L’incasinato switch off in Toscana
Dal 7 novembre si passa dal sistema analogico al digitale terrestre, tra errori, polemiche, frequenze non assegnate, graduatorie pubblicate e poi ritirate
di Fabio Bellanti
Dal 7 novembre in Toscana ci sarà il cosiddetto switch off: le trasmissioni televisive passeranno dal sistema analogico a quello digitale terrestre. La fase di transizione si preannuncia particolarmente complessa.
Le frequenze da assegnare sono inferiori al numero di emittenti interessate: appena 18. Per questa ragione il 23 agosto scorso il ministero dello Sviluppo Economico (Dipartimento per le Comunicazioni) ha bandito una gara. I criteri sono stati i seguenti: 45 punti per la copertura territoriale, 30 punti per il capitale sociale, 20 punti per il numero di dipendenti a tempo indeterminato, 5 punti per la storicità. I punteggi sono stati assegnati alle varie emittenti rapportandoli a quelli della prima in ogni categoria. Quindi, per esempio, se l’emittente che ha più dipendenti ne ha 23, a essa si conferiscono 20 punti e alle altre in proporzione (13,04 per chi ne ha 15, 8,69 per chi ne ha 10, e così via).
Il bando prevede e, anzi, incentiva la formazione di intese o società consortili per l’assegnazione di una frequenza condivisa, con l’unica limitazione che i soggetti partecipanti non operino in zone sovrapponibili. Il punteggio per i vari consorzi non viene calcolato sommando i singoli punteggi delle televisioni partecipanti. Il criterio è invece il seguente: si prende il punteggio della società capofila e si moltiplica per un coefficiente basato sul numero delle società partecipanti (massimo cinque). Questo ha indotto varie emittenti ad allearsi con soggetti con capitali sociali irrisori o senza dipendenti o con copertura territoriale e storicità irrilevanti: infatti, per il calcolo del punteggio totale, quello che avrebbe deciso l’assegnazione delle frequenze, conta soltanto il numero dei partecipanti all’intesa e non la loro attività.
Martedì 25 ottobre è stata pubblicata la graduatoria della gara. Ma non è stata resa nota l’assegnazione delle frequenze. Già questo ha creato disagi, perché la fase di switch off inizierà il 7 novembre e i tempi sono davvero brevi: alcune emittenti dovranno acquistare le apparecchiature necessarie, montarle e tararle in un mese, novembre, che climaticamente non è dei migliori per salire in cima a un traliccio su un monte. Il giorno successivo alla sua pubblicazione, la graduatoria è stata sospesa per alcune ore e poi ripubblicata con una correzione, riguardante un consorzio inizialmente al diciottesimo posto e infine riposizionato al quattordicesimo dopo il ricalcolo. Infine, non manca chi contesta il proprio punteggio. Noi Tv, piazzatasi ventesima, rivendica per il personale dipendente e la copertura territoriale due parziali più alti che le garantirebbero una posizione tra le prime diciotto.
A causa del meccanismo messo in piedi si sono verificate alcune situazioni discutibili, il che ha indotto l’Assostampa Toscana a denunciare la premiazione di “scatole vuote”. Alcune buone posizioni sono andate infatti a televisioni che pochi giorni prima del bando avevano dichiarato aumenti di capitale anomali, che non hanno dipendenti in Toscana o che sono note per il mancato pagamento degli stipendi ai giornalisti, protagonisti di proteste anche piuttosto eclatanti. Il meccanismo ministeriale ha penalizzato soprattutto due emittenti storiche della Toscana, piazzatesi al diciannovesimo e al ventesimo posto (prime delle escluse): Antenna 5 di Empoli e Noi Tv di Lucca. Si tratta di due televisioni che, in base alle classifiche del Comitato Regionale per le Comunicazioni, di cui il Ministero non ha tenuto conto, sono riconosciute tra le più importanti in Toscana (Noi Tv addirittura al terzo posto).
Se non verranno loro assegnate le frequenze, potranno continuare l’attività come operatori di contenuti, ma dovranno appoggiarsi a operatori di rete per poter trasmettere: prima di compiere questo passaggio si prevede che saranno costrette a rimanere spente per alcune settimane e, quindi, si profilerebbe per i loro dipendenti un periodo di cassa integrazione (nella migliore delle ipotesi). Rimanere al buio avrà per queste realtà anche conseguenze pesanti sugli introiti pubblicitari e si prevede pure per il periodo successivo, quando torneranno a trasmettere: sarà un po’ come ripartire da zero, perché nel frattempo gli inserzionisti più importanti non saranno rimasti fermi al palo e si saranno presumibilmente rivolti altrove. C’è un paradosso, poi: Noi Tv si è classificata prima nella graduatoria per l’attribuzione della numerazione automatica dei canali: sul telecomando avrà la decima posizione, la prima dopo le televisioni nazionali.
Il ministero sta nuovamente verificando la graduatoria in seguito ad altre contestazioni, secondo cui sarebbe errata anche la seconda stesura. Intanto, man mano che le singole posizioni vengono verificate, i soggetti assegnatari delle frequenze stanno ricevendo le notifiche. È oggetto di controllo anche la possibile sovrapposizione di frequenza a ogni singola intesa o società consortile: nel caso, ci sarebbero problemi di ricezione per gli abitanti dei territori coperti. La confusione può aumentare ancora. Le due principali emittenti escluse confidano che ci sia spazio per almeno due frequenze aggiuntive, ma non lo sapranno prima di domani, mercoledì 2 novembre: infatti il 31 ottobre il ministero sarà chiuso per il ponte di Ognissanti. Sapere soltanto in quella data se essere operatori di rete oppure no significherà comunque partire in ritardo per lo switch off nelle zone di competenza: per alcuni giorni, quindi, è ormai certo che esse saranno parzialmente spente, perlomeno in alcuni Comuni di irradiazione del segnale. Dall’altra parte, le emittenti che hanno ricevuto la frequenza in molti casi hanno già acquistato i dispositivi per il digitale e hanno già iniziato a posizionarli sui tralicci: chi li rimborserà se il controllo degli errori dovesse privarli della frequenza che gli era stata promessa dalle precedenti graduatorie?
foto: gelinh