Le prime proteste a Bangkok
Le zone settentrionali della città sono sott'acqua da giorni e gli abitanti chiedono di aprire una diga per alleviare la situazione
La situazione a Bangkok, la capitale della Thailandia, non sembra migliorare. Le zone settentrionali della città sono allagate dal 20 ottobre, quando una diga che proteggeva un canale di scolo ha ceduto alla pressione dell’acqua causata da forti piogge e alluvioni, mentre il fiume Chao Phraya ha rotto gli argini in molti punti. Quindici dei cinquanta distretti della città sono allagati, e gli abitanti di sei di questi sono stati evacuati. I quartieri centrali e meridionali della città invece sono all’asciutto grazie alle pompe per risucchiare l’acqua e agli argini improvvisati.
Gli abitanti delle zone settentrionali chiedono da settimane al governo di aprire una diga che impedisce all’acqua di invadere il quartiere finanziaria e la zona industriale della città ma che accumula l’acqua nel loro quartiere. Lunedì un gruppo di persone esasperate ha organizzato una protesta davanti alla diga e alcuni uomini hanno scavato un canale per permettere all’acqua di fluire. Il primo ministro Yingluck Shinawatra si è schierato dalla loro parte e ha ordinato di aprire parzialmente la diga, mentre il governatore di Bangkok è contrario e teme ulteriori danni all’economia del Paese, già devastata dalle alluvioni degli ultimi mesi. Nel frattempo il rischio di contrarre malattie nelle zone alluvionate è ogni giorno più alto: nelle acque melmose galleggiano animali morti e rifiuti, e si concentrano molte zanzare che potrebbero trasmettere la malaria. Le alluvioni in Thailandia fino a questo momento hanno ucciso circa 380 persone.