Ma siamo davvero sette miliardi?
Forse sì, forse no, è una convenzione: stabilire con certezza il momento in cui gli abitanti della Terra superano un certo numero è impossibile
Le Nazioni Unite hanno deciso di festeggiare oggi il Day of Seven Billion, la giornata per celebrare il raggiungimento dei sette miliardi di abitanti sulla Terra. Nelle ultime settimane si è parlato molto dell’iniziativa con interessanti ragionamenti su che cosa significhi avere un mondo così popoloso, come non era mai stato prima, e con parecchie critiche nei confronti dell’ONU, accusata di aver scelto una data simbolica non sostenuta da prove scientifiche certe sull’effettivo raggiungimento del traguardo dei sette miliardi.
Come ammette uno dei responsabili degli studi demografici delle Nazioni Unite, Gerhard Heilig, dire con certezza in quale giorno la popolazione mondiale possa raggiungere i sette miliardi è «una cosa senza senso». Il suo stesso ufficio conferma che le proiezioni formulate in queste settimane hanno un margine di errore pari all’uno o al due per cento. Oggi al mondo potremmo essere 56 milioni di persone in più o in meno rispetto alla cifra tonda dei sette miliardi.
Per avere la certezza di essere effettivamente così tanti dovremo aspettare almeno sei mesi, spiega Heilig. E il fatto stesso di attendere fino alla fine del prossimo aprile non ci darà molte certezze in più, perché potremmo aver raggiunto i sette miliardi anche nei sei mesi che hanno preceduto la giornata di oggi. Nessuno, spiegano le Nazioni Unite, è in grado di poter formulare una stima più attendibile senza un intervallo di tempo di almeno 12 mesi, principalmente a causa delle inevitabili imprecisioni nei vari censimenti effettuati in giro per il mondo.
Il problema si verifica in misure diverse sia nei paesi avanzati che in quelli in via di sviluppo. Nei primi si tratta in genere di errori dovuti a calcoli o proiezioni errate, nei secondi la causa è dovuta di solito alla difficoltà nella raccolta dei dati sui quali vengono poi calcolati gli andamenti demografici. Alcuni paesi in via di sviluppo realizzano censimenti del tutto inaccurati, mentre altri Stati non contano la loro popolazione da decenni.
I paesi che non realizzano con regolarità i censimenti sono un serio problema per fare un calcolo affidabile. Da più di venticinque anni non viene realizzato un censimento in: Afghanistan, Angola, Birmania, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Isole Fær Øer, Islanda e Libano. Le Nazioni Unite negli ultimi tempi non hanno inoltre ricevuto le informazioni sulla popolazione da diversi Stati come: Libano (ultimo censimento nel 1932), Somalia, Uzbekistan, le isole del Regno dei Paesi Bassi nei Caraibi e i territori del Sahara Occidentale.
Anche per questi motivi, la stima effettuata dalle Nazioni Unite è stata messa in discussione da diverse organizzazioni e istituzioni, che hanno fornito calcoli diversi sul raggiungimento dei sette miliardi. Secondo l’Ufficio per il censimento degli Stati Uniti, sulla Terra saremo così tanti solamente il prossimo anno e non prima del bimestre marzo – aprile. Per l’Istituto demografico di Vienna, la popolazione mondiale supererà i sette miliardi nel primo semestre del prossimo anno e non prima.
Gli esperti spiegano che stabilire con certezza il momento in cui gli abitanti della Terra superano un certo traguardo numerico è sostanzialmente impossibile. Non ci sono dati certi, le variabili in gioco sono tantissime e non resta quindi che tirare a indovinare approssimando il risultato. Il caso della Cina è emblematico in questo senso, come spiegano sulla BBC. Il paese è ben organizzato per effettuare il censimento, ma la regola del figlio unico porta a diverse storture nei conteggi. Secondo gli esperti, il numero di nascite è pari mediamente a 1,4 per ogni donna, ma le Nazioni Unite tra il 2000 e il 2005 hanno usato il valore 1,7 e tra il 2005 e il 2010 quello di 1,64. L’ONU avrebbe quindi potuto sovrastimare il numero di nuovi nati in Cina di diversi milioni.
Come abbiamo visto, le ragioni per cui è impossibile capire quando saremo davvero sette miliardi sono molteplici, eppure da alcune ore circolano notizie su dove sarebbe nato il settemiliardesimo abitante della Terra. Si tratta anche in questo caso di eventi simbolici che non hanno alcun sostegno scientifico concreto. Danica May Camacho è stata scelta dalle Nazioni Unite per far parte di un gruppo di bambini che saranno le mascotte del Day of Seven Billion. È nata nella Filippine, pesa due chili e mezzo ed è in buona salute. In India hanno, invece, deciso di festeggiare Nargis, un bambino nato nello Uttar Pradesh.
I responsabili delle Nazioni Unite spiegano di aver indetto il Day of Seven Billion non tanto per stabilire un momento simbolico, ma per portare l’attenzione dei governanti e dei singoli cittadini sulla rapida crescita demografica nel Pianeta. La data effettiva non può essere stabilita, ma in compenso si sa per certo che stiamo passando da sei a sette miliardi di persone in meno di tredici anni. Un aumento così rapido pone questioni importanti legate alla sostenibilità e alla produzione di cibo e risorse sufficienti per tutti, temi sui quali ci si confronta da decenni nella comunità internazionale senza particolari azioni concrete a livello globale.