In Bulgaria vince la destra
L'ex ministro Rosen Plevneliev ha sconfitto il candidato socialista e sarà il nuovo presidente della Repubblica
Le elezioni presidenziali in Bulgaria sono state vinte da Rosen Plevneliev, ex ministro dei Lavori pubblici e candidato del partito conservatore al governo GERB. Plevneliev ha ottenuto il 52,5 per cento dei voti. Dietro di lui il candidato del Partito Socialista, Ivaylo Kalfin, con il 47,4 per cento dei voti. I risultati, diffusi dalla Commissione elettorale, riflettono lo spoglio nel 98 per cento dei seggi e non subiranno oscillazioni determinanti. Rosen Plevneliev è stato quindi eletto presidente della Repubblica. In Bulgaria il capo dello Stato non ha potere esecutivo, ma può opporre il veto alle leggi votate dal Parlamento e la scelta del nuovo presidente era considerata un test molto importante per il fragile governo di centrodestra. Plevneliev succede al socialista Georgi Parvanov, reduce da due mandati consecutivi. L’elezione di ieri era un ballottaggio. Al primo turno, tenutosi il 23 ottobre, Plevneliev e Kalfin avevano distanziato il candidato indipendente Meglena Kuneva, ex commissario europeo, e il leader ultranazionalista Volen Siderov.
Il nuovo governo bulgaro di centrodestra è in carica dal 2009, ma il premier Boyko Borisov non è ancora riuscito ad aggredire gli storici problemi del paese, a cominciare dalla corruzione, dalla criminalità organizzata a dalle tensioni etniche. Alcuni mesi fa il governo non è riuscito a far approvare dal Parlamento una legge speciale per congelare i beni appartenenti a presunti mafiosi, mentre l’Europa ha negato alla Bulgaria l’ingresso nell’area Schengen proprio a causa della corruzione rampante. Due settimane fa è stata fatta esplodere da ignoti l’auto del giornalista televisivo Sascho Dikov, generalmente molto critico nei confronti dell’esecutivo in carica. Nel frattempo, sono cresciute le spedizioni punitive nei confronti di rom e musulmani, come è recentemente successo a Katunitsa. Le tensioni etniche sono spesso fomentate dagli attivisti del partito ultranazionalista Ataka (Attacco Unione Nazionale).
Oltre a una prova per il governo in carica, le elezioni presidenziali e comunali in Bulgaria erano anche un test di stabilità per il paese più povero dell’Unione Europea, di cui è membro dal 2007. La crisi globale del debito ha colpito duramente anche la Bulgaria e di riflesso le sue esportazioni: il governo ha già rivisto le stime di crescita del 2011, che scenderanno dal 3,6 al 2,8 per cento. Per il 2012 dovrebbero attestarsi al 2,9 per cento, una cifra decisamente inferiore al 5-6 per cento di qualche anno fa. Per ovviare alla crisi, il governo Borisov ha congelato per il terzo anno consecutivo le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici e dovrà presto approvare nuove misure di austerità, nonostante la media dei salari del paese sia ancora ferma a 340 euro al mese. Intanto, la disoccupazione è salita all’11,7 per cento e il 20 per cento delle famiglie si trova al di sotto della soglia di povertà.