Il monumento sul monte Rushmore ha 70 anni
La storia di uno dei simboli degli Stati Uniti: fu costruito in 14 anni e secondo il progetto doveva essere un po' diverso
Il 31 ottobre di settanta anni fa, nel 1941, venne completato uno dei monumenti più celebri degli Stati Uniti: le sculture dei volti degli ex presidenti degli Stati Uniti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln, nel granito del monte Rushmore. Poche settimane fa il monumento è stato sottoposto a manutenzione da parte di alcune squadre di operai, che ogni anno riparano le crepe nella roccia delle sculture.
Il monumento richiese 14 anni di lavorazione, dal 1927 al 1941. Il progetto venne iniziato con l’idea di aumentare il turismo nella regione delle Black Hills del Sud Dakota, e ricevette l’approvazione del Congresso degli Stati Uniti dopo lunghi negoziati con l’amministrazione dell’allora presidente Calvin Coolidge. Il monumento e l’area circostante, che fanno parte del Mount Rushmore National Memorial, sono gestiti dal National Park Service degli Stati Uniti e attraggono ogni anno circa due milioni di visitatori.
La storia del monumento
Le tribù indiane Sioux della zona, che consideravano le Black Hills come un territorio sacro, chiamavano il monte Rushmore “i Sei Nonni”, mentre i coloni bianchi della zona utilizzavano diversi nomi, tra cui alcuni poco rassicuranti come “la montagna del puma” o “del mattatoio”. Il nome attuale venne stabilito solo nel 1930 dalla Commissione degli Stati Uniti per i Nomi Geografici in onore di Charles Rushmore, un avvocato e imprenditore di New York che aveva fatto una spedizione nella zona nel 1885. Rushmore, ancora in vita al momento dell’inizio dei lavori, donò personalmente 5.000 dollari per l’impresa, il contributo individuale più grande per la sua costruzione. Molti indiani americani della zona non hanno mai approvato il monumento, e la disputa è ancora in corso: a circa 20 km dal monte Rushmore è in corso da anni un’altra opera di scavo nella roccia per costruire un controverso e gigantesco monumento al capo indiano Cavallo Pazzo.
L’idea di un monumento per promuovere il turismo nel Sud Dakota venne per la prima volta a Doane Robinson, uno studioso della storia dello stato americano. L’anno successivo Robinson riuscì a convincere lo scultore Gutzon Borglum a viaggiare nelle Black Hills e a farsi carico del progetto, che Borglum accettò abbandonando un progetto ugualmente monumentale in Georgia, dedicato ai comandanti sudisti nella Guerra Civile Americana, per cui stava avendo disaccordi con le autorità locali.
A partire dall’inizio di ottobre del 1927, Borglum lavorò con 400 operai per scolpire gli enormi ritratti degli ex presidenti Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln, alti 18 metri e scelti per rappresentare i primi 150 anni della storia americana. Inizialmente le sculture erano pensate per essere ancora più grandi, ritraendo i soggetti fino alla cintola, ma problemi di finanziamento (l’opera costò alla fine il doppio di quanto preventivato) limitarono il progetto. Il ritratto di Thomas Jefferson era pensato, in origine, per stare alla destra di Washington, ma dopo diciotto mesi di lavoro la roccia si crepò in modo irreparabile: l’abbozzo venne spianato con la dinamite e il ritratto venne ricominciato sull’altro lato del primo presidente.
Il primo ritratto ad essere completato fu quello di George Washington, inaugurato il 4 luglio 1934. Seguirono quello di Jefferson, inaugurato nel 1936, Lincoln (1937) e Theodore Roosevelt (1939). Borglum morì nel marzo 1941 e fu il figlio Lincoln a ultimare il complesso monumentale. Nessun operaio morì durante la realizzazione delle sculture: ed è un caso raro per sculture di quella grandezza e per la pericolosità della lavorazione, visto che gli operai lavoravano per la maggior parte del tempo appesi a corde e che gli interventi più massicci erano fatti con la dinamite.
L’autore
Gutzon Borglum, statunitense di origini danesi, è un personaggio interessante fin dalle sue origini: era un uomo che amava lavorare alla creazione della sua stessa leggenda, cambiando la sua età e la storia dei suoi progenitori. Stando alle ricerche, era nato in Idaho nel 1867 da una delle due mogli (che erano sorelle) di un mormone, James Miller Borglum. Quando questi decise di trasferirsi di nuovo a Omaha, da dove proveniva, decise di conformarsi alle norme sociali che proibivano la poligamia e abbandonò la madre di Gutzon, restando con la prima moglie.
Ambizioso e dal carattere difficile, a trentadue anni Gutzon Borglum sposò una donna di diciotto anni più grande, la pittrice Elizabeth Putnam, con cui si trasferì per alcuni anni a Parigi. Nel 1901, sulla nave che lo stava riportando negli Stati Uniti senza la moglie, con cui era in crisi, incontrò Mary Montgomery, che sposò poco dopo, quando Elizabeth gli concesse il divorzio. Nel frattempo, Borglum era diventato uno scultore molto conosciuto in patria grazie a una serie di lavori che ritraevano generali e uomini politici statunitensi, tra cui un busto di Abraham Lincoln che riuscì a far esporre nella Casa Bianca durante la presidenza di Theodore Roosevelt.
Quando lo storico Doane Robinson gli chiese di curare il monumento nel Sud Dakota, Borglum abbandonò i lavori del più grande bassorilievo del mondo, sulla facciata settentrionale del monolito di granito di Stone Mountain, in Georgia. Completato solo nel 1972, il bassorilievo raffigura su una superficie di 12.000 metri quadrati tre comandanti degli stati del Sud durante la Guerra Civile Americana: il generale Lee, il presidente degli Stati confederati Jefferson Davis e il generale Stonewall Jackson. Borglum continuò a viaggiare in tutto il mondo anche durante i lavori a Mount Rushmore, che spesso lasciava in gestione a suo figlio Lincoln. Morì il 6 marzo 1941, pochi mesi prima del completamento del monumento di Mount Rushmore.