Quindi l’euro è salvo?
Dopo l'accordo di ieri le borse hanno reagito benissimo e i leader sono soddisfatti, ma molti commentatori rimangono scettici sul lungo termine
Nelle prime ore di ieri, giovedì 27 ottobre, dopo una serie di colloqui a Bruxelles durati oltre dieci ore, i leader europei hanno raggiunto un accordo sulle misure da prendere per affrontare la crisi finanziaria che sta colpendo i mercati della zona euro. I punti principali sono l’ampliamento del fondo di stabilità europeo per sostenere i paesi dell’euro in difficoltà economiche (EFSF), un intervento sulla capitalizzazione delle banche (che saranno obbligate a tenere in cassa più denaro) e la decisione che la Grecia potrà restituire solo il 50 per cento del valore dei suoi titoli del debito pubblico ai suoi creditori, in larga parte istituti bancari europei.
Nel frattempo, il capo del fondo di stabilità europeo Klaus Regling è in visita a Pechino, cercando un accordo con le autorità cinesi perché il paese asiatico investa una parte maggiore dei suoi enormi guadagni che gli provengono dal commercio con l’estero (circa 1,3 migliaia di miliardi di dollari) nel fondo di stabilità europeo. La Cina compra già con regolarità i titoli emessi dall’EFSF. Regling ha dichiarato oggi che l’accordo non avverrà nel prossimo futuro.
La reazione delle borse
Ieri, la reazione delle borse all’accordo è stata molto positiva in tutto il mondo. Negli Stati Uniti è stata aiutata anche dalla diffusione di alcuni dati ufficiali secondo cui l’economia statunitense sta crescendo con il tasso più elevato da un anno a questa parte. L’indice Dow Jones della borsa di New York ha chiuso la giornata di ieri con un rialzo del 2,9 per cento.
Anche le borse europee hanno chiuso con forti rialzi: l’indice principale della borsa di Londra, il FTSE 100, con una crescita del 2,9 per cento, il CAC-40 della borsa di Parigi ha guadagnato il 6,3 per cento e il DAX di Francoforte il 5,3 per cento. I titoli bancari francesi, che nei giorni scorsi avevano avuto difficoltà visto il loro coinvolgimento nel debito pubblico greco, hanno avuto crescite a doppia cifra. L’euro si è rafforzato nei confronti del dollaro, con un +2,2 per cento, superando la soglia dei 1,41 dollari per euro per la prima volta dall’inizio di settembre.
L’Italia vende nuove obbligazioni
Anche oggi le borse europee hanno aperto con buoni risultati. Questa mattina ci sarà un test importante per valutare gli effetti dell’accordo di ieri sui titoli di Stato dei paesi più a rischio: l’Italia metterà sul mercato titoli di Stato per un valore totale di 8,5 miliardi di euro, con scadenze al 2014, al 2017, al 2019 e al 2022. Ieri il tasso di interesse delle obbligazioni di stato italiane con scadenza a dieci anni era leggermente calato, arrivando al 5,8 per cento.
Le reazioni politiche in Europa
Ieri sera il presidente francese Sarkozy è andato in televisione a parlare dell’accordo economico europeo, in una trasmissione che oggi è sulle prime pagine di tutti i siti di informazione francesi. Alle 20.15 il suo discorso di un’ora e un quarto è andato in onda in diretta simultaneamente su TF1 e su France 2, e ha ottenuto un’audience altissima: quasi 12 milioni di telespettatori, secondo gli istituti di rilevazione, con uno share complessivo del 43,8 per cento.
Il presidente francese, che non parlava in televisione da otto mesi, era stato tra i primissimi capi di stato a rilasciare una dichiarazione alla stampa dopo l’incontro di Bruxelles, dicendo che «i risultati saranno un grandissimo motivo di sollievo in tutto il mondo». In televisione ha ripetuto la solidità dell’alleanza tra la Francia e la Germania e ha assicurato che salari e pensioni non verranno toccati, ma ha attaccato duramente la decisione del 2001 di abbassare la settimana lavorativa a 35 ore, dicendo che la misura ha rovinato la produttività del paese.
Il suo discorso televisivo è stato molto criticato dall’opposizione politica e dalla stampa francese: Le Monde lo ha accusato di “drammatizzare” la crisi e di sfruttarla per “annegare” il giudizio molto negativo dei francesi sulla sua presidenza nella situazione difficile dell’economia mondiale.
In Germania invece è prevalsa la soddisfazione per l’accordo europeo, che ha seguito le linee-guida tracciate dalla Germania e presentate dal cancelliere Angela Merkel. Da parte sua, Merkel ha detto che si tratta solo di un primo passo “in un lunghissimo percorso”. Tutti i partiti politici del parlamento tedesco hanno espresso parere favorevole ai termini dell’accordo, con l’unica eccezione dei socialisti di Die Linke.
Nel Regno Unito, invece, il premier David Cameron ha attaccato le politiche economiche dell’Unione Europea, dicendo che gli accordi per salvare l’euro finiranno per danneggiare i paesi che non ne fanno parte, come il Regno Unito, la Svezia e la Polonia. Cameron ha detto che “Londra, la capitale dei servizi finanziari in Europa, è costantemente sotto attacco attraverso le direttive di Bruxelles. Questo è un motivo di preoccupazione, e un interesse nazionale importante che dobbiamo difendere.”
I dubbi sul futuro
Le borse hanno reagito molto bene all’accordo, mettendo da parte le incertezze che continuano a essere espresse dai commentatori e dagli analisti finanziari. In particolare, l’accordo non è molto preciso sui modi e i tempi sia dell’ampliamento del fondo di stabilità europeo, sia del nuovo prestito alla Grecia di 100 miliardi di euro che è stato deciso ieri: per entrambe le operazioni, potranno essere necessarie diverse settimane per definire i dettagli.
Ci sono dubbi anche sul modo con cui l’Europa troverà i mille miliardi di euro che ha dichiarato sarà il capitale finale dell’EFSF: l’intervento di investitori privati e un coinvolgimento cinese dai contorni ancora incerti ha fatto sì che un editoriale molto scettico del Guardian parlasse di “una varietà sponsorizzata dagli stati delle bizzarrie che andavano per la maggiore sui mercati prima del crollo”. E sempre a proposito delle misure annunciate, i 106 miliardi per le banche europee sono troppo pochi, secondo le stime, che ne prevedono necessari circa il doppio.
Infine, i commentatori continuano a essere scettici sul modo in cui i paesi europei interverranno sulle cause profonde della crisi: sembra certo che la Grecia non si riprenderà del tutto per molti anni, mentre la capacità dell’Italia di realizzare le misure drastiche che ha proposto nella lettera di pochi giorni fa ai capi di stato europei è ancora tutta da dimostrare.