Il falò dei veli nello Yemen
Ieri le donne yemenite li hanno bruciati per protestare contro le violenze del governo su donne e bambini
Migliaia di donne si sono ritrovate ieri nella capitale dello Yemen, San’a, per manifestare contro la reazione violenta delle autorità alle proteste, che non ha risparmiato neanche donne e bambini. Gli scontri degli ultimi giorni hanno fatto almeno 19 morti accertati.
Le donne hanno scelto una modalità di protesta simbolica, bruciando quegli stessi veli che sono costrette a indossare. L’iniziativa non ha però le connotazioni femministe che può lasciare immaginare: si tratta di un gesto della cultura beduina, dove rappresenta una richiesta d’aiuto per i membri della stessa tribù. In questo caso si chiede di cessare gli attacchi contro le manifestanti e le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, che ha più volte promesso di dimettersi senza poi dare seguito alle sue dichiarazioni.
«Bruciamo i nostri veli per dire alle tribù dello Yemen di vergognarsi. Vedono che veniamo attaccate e uccise e si ostinano a non intervenire», spiega al The National Nora Al Maqdashi, una delle partecipanti alla protesta, aggiungendo che le donne yemenite sono state umiliate dal governo di Saleh. «Le donne hanno governato lo Yemen durante i suoi anni di prosperità. Le tribù devono difendere le loro donne prima che perdiamo rispetto per loro.»
Il ruolo delle donne nelle proteste della primavera araba è stato spesso determinante per dare una definizione al movimento: un’attivista yemenita, Tawakkul Karman, è stata tra le tre donne a vincere il premio Nobel per la pace per il suo impegno sul fronte dei diritti femminili quest’anno.