Gli interessi del Kenya in Somalia
Non hanno a che fare solo con la sicurezza contro gli attacchi di al Shabaab, spiega il New York Times
Il governo del Kenya ha ammesso che la sua presenza militare in Somalia è parte di una strategia pensata molto prima che si intensificassero gli attacchi di al Shabaab degli ultimi anni. Ora però le autorità keniote temono di essersi spinte troppo in là – lo scorso 16 ottobre il loro esercito ha di fatto invaso la parte meridionale della Somalia – e per questo di essere più vulnerabili rispetto a possibili attacchi e rappresaglie da parte dei gruppi militari che operano in Somalia.
La Somalia è uno dei paesi africani più devastati dalle guerre e ha sempre costituito un grosso problema di sicurezza per il Kenya, da quando il Kenya ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1963. I funzionari del governo keniota sostengono che è ormai diventato impossibile coesistere con uno “Stato fallito”, come spesso ci si riferisce alla Somalia. Soprattutto da quando i miliziani di al Shabaab imperversano nel paese con continui attentati e sequestri di persona. Quando il Kenya inviò le proprie truppe al confine con la Somalia lo scorso 16 ottobre, il governo disse che si trattava di una semplice operazione in risposta ad alcuni recenti sequestri realizzati da al Shabaab nel proprio territorio. Ma ora la versione ufficiale è cambiata: «Un’operazione di questa scala non si organizza in una settimana», ha detto al New York Times il portavoce del governo keniota Alfred Mutua. «Era nei nostri piani da tempo».
Molti si chiedono oggi come il Kenya possa pensare di riuscire a stabilizzare la Somalia quando Nato, Stati Uniti, Etiopia e Unione Africana hanno già provato e fallito più volte. «L’intervento militare è stato un errore e l’economia keniota ne risentirà», ha commentato l’esperto di politica keniota David Anderson. Al Shabaab, che negli ultimi anni ha ucciso centinaia di persone in Somalia, potrebbe ora decidere di intensificare le sue rappresaglie contro il Kenya, come in passato ha già fatto con l’Uganda. A Nairobi ci sono già state due bombe nelle ultime settimane, entrambe attribuite ad al Shabaab dal governo.
Gli Stati Uniti, che da tempo finanziano il Kenya, hanno detto tramite il loro ambasciatore a Nairobi di non avere incoraggiato la recente operazione militare in Somalia. Ma intanto il governo keniota ha già annunciato che il prossimo passo sarà marciare verso Kismayu, una città portuale da cui Shabaab ottiene decine di milioni di dollari ogni anno. Al Shabaab ha ancora migliaia di combattenti arruolati nelle sue file, ma al momento è indebolita da profonde divisioni interne. Il 7 agosto le sue milizie si erano ritirate dalla capitale della Somalia, Mogadiscio, per la prima volta dopo anni di vessazioni e violenza, ma poco dopo gli scontri erano ripresi in altre zone del paese. Oggi un rappresentante del governo keniota ha detto a CNN che al Shabaab ha chiesto di trattare.
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