Che cosa c’è nell’accordo europeo
Berlusconi è riuscito a vendere la sua lettera piena di promesse per affrontare la crisi in Italia ai leader dell'Unione, che vogliono tempi certi
Dopo una intensa giornata di discussioni e di trattative, i leader europei riuniti a Bruxelles hanno trovato un accordo per affrontare la crisi dell’eurozona, ponendosi come primo obiettivo il controllo del debito dei paesi più a rischio come Grecia, Spagna e Italia. Oltre ad aver approvato nuove misure sulle banche e sul Fondo di emergenza per gestire la crisi (EFSF), i partecipanti al summit si sono espressi a favore dei nuovi impegni messi in campo dall’Italia per mettere al sicuro i propri conti pubblici.
Italia
I leader dei paesi che adottano l’euro hanno detto di essere soddisfatti dalle proposte Italiane, contenute nella ormai famosa lettera inviata all’ultimo minuto dal governo a Bruxelles, e di voler ottenere quanto prima un calendario preciso sulla messa in pratica degli interventi promessi. La novità più importante, e dibattuta nei giorni scorsi con confronti anche laceranti all’interno della maggioranza di governo, prevede che in Italia donne e uomini vadano in pensione a 67 anni, e non più a 65, a partire dal 2026. La lettera non dice espressamente che tale norma sarà introdotta, ma dà la misura come molto probabile e strettamente legata al «meccanismo di aggancio dell’età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010».
Le date certe contenute nella lettera sono l’approvazione di un piano per la crescita economica entro metà novembre, cui seguiranno altri quattro provvedimenti fondamentali da mettere in atto entro otto mesi. Tra le ipotesi ventilate nel documento c’è la possibilità di rendere più “agile” la gestione della mobilità dei lavoratori. L’idea è quella di incentivare nuove assunzioni rendendo più semplice il meccanismo dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Per i licenziati dovrebbero esserci fondi in Cassa integrazione.
Pur mantenendosi sul generico, la lettera contiene anche alcune indicazioni su interventi per la pubblica amministrazione: mobilità obbligatoria del personale, Cassa integrazione ove necessario e tagli al personale. Da qui a marzo 2012, il governo si impegna ad attuare alcune liberalizzazioni per “promuovere la concorrenza” a livello locale. Si parla di liberalizzazione degli orari dei negozi, della distribuzione dei carburanti e di modifiche alle regole per le RC auto.
Sul piano istituzionale, il documento contiene una lunga serie di promesse (a onor del vero già sentite decine di volte negli ultimi mesi) per tenere a bada i costi della gestione pubblica: riduzione del numero dei parlamentari, abolizione delle province, incentivi per far partecipare i giovani alla politica. L’ipotesi è anche quella di mettere mano alla Costituzione per regolamentare la libertà di iniziativa economica, per la tutela della concorrenza e per il vincolo di pareggio di bilancio.
Grecia
I leader europei hanno trovato un accordo per tagliare del 50 per cento il valore nominale dei titoli di debito greco. Gli istituti di credito si faranno carico delle perdite, cosa che consentirà al debito greco di tornare a livelli più sostenibili entro il 2020: l’obiettivo è portarlo al 120 per cento del PIL. Alle attuali condizioni si stima che sarebbe altrimenti cresciuto fino al 180 per cento. «Possiamo dire che è arrivato un nuovo giorno per la Grecia, e non solo per il mio paese, anche per l’Europa» ha dichiarato il primo ministro greco George Papandreou, che da mesi sta affrontando la crisi con grandi difficoltà e con manovre di austerità molto pesanti, soprattutto per lo stato sociale.
EFSF
Il Fondo di emergenza per affrontare la crisi in Europa sarà ulteriormente potenziato. L’obiettivo è portarlo dagli attuali 440 miliardi di euro a mille miliardi, consentendo all’Unione di avere maggiori risorse per soccorrere gli Stati economicamente in difficoltà. Il potenziamento avverrà in tempi rapidi, probabilmente entro la fine di novembre.
Banche
Le autorità europee richiederanno alle banche in Europa di aumentare la loro capitalizzazione di almeno 160 miliardi di euro, entro giugno 2012. Maggiori capitali dovrebbero consentire agli istituti di credito di mettersi al riparo dalle perdite dovute al possibile fallimento di Stati verso i quali sono molto esposti, avendone comprato il debito. I nuovi capitali dovrebbero rendere anche più stabili le economie maggiormente in difficoltà, come Italia e Spagna, riducendo la speculazione.