Il terremoto in Turchia, tre giorni dopo
I morti sono almeno 366 e si scava ancora tra le macerie dei 2000 edifici crollati, nella speranza di trovare qualche sopravvissuto
In Turchia si continua a scavare tra le macerie alla ricerca di persone ancora in vita, dopo il terremoto di magnitudo 7,2 di domenica scorsa nelle zone orientali di Ercis e Van. Secondo le autorità sono morte almeno 366 persone e le forti scosse hanno causato il crollo di circa duemila edifici nell’area colpita. Manca ancora una stima precisa dei dispersi e potrebbero volerci giorni prima di avere un quadro preciso dei danni.
I soccorritori lavorano senza sosta da due giorni smuovendo detriti con le pale meccaniche, mentre decine di volontari si danno da fare con badili e a mani nude per spostare le macerie e trovare qualche sopravvissuto. Nelle ultime otto ore non sono state più recuperate persone in vita e più passa il tempo più diminuiscono le possibilità di trovare qualche superstite. Il numero dei morti potrebbe quindi aumentare ulteriormente nel corso delle prossime ore. La città più colpita è Ercis, dove vivono circa 75mila persone e dove si stima siano crollati un centinaio di edifici. Nella maggior parte dei casi si trattava di condomini e per ogni palazzo ci sono decine di dispersi.
Dopo le prime ore di risposte incerte e poco coordinate, il governo turco ora è riuscito a organizzare meglio i soccorsi, almeno stando a quanto ha dichiarato il vice primo ministro Besir Altay. Nelle ultime ore sono stati approntati nuovi campi per ospitare i terremotati e sono partiti altri convogli con cibo e medicinali verso le zone colpite. L’inviato della BBC segnala, però, che al momento in diverse aree interessate dal terremoto mancano ancora il cibo e ripari sicuri per la notte, utili per combattere il freddo nella zona montuosa del disastro.