Le proposte di Pippo Civati
Dieci posizioni su cose molto concrete, per chi chiede "i contenuti"
Ieri sul Corriere della Sera gli economisti Francesco Giavazzi e Alberto Alesina indicavano dieci possibili riforme a costo zero per migliorare le condizioni economiche e sociali del Paese. Oggi sul suo blog Pippo Civati, reduce dall’iniziativa di Bologna insieme a Debora Serracchiani, riprende quei punti uno per uno, fornendo al riguardo la posizione sua e di Prossima Italia, il movimento lanciato un anno fa che ha organizzato l’evento di Bologna. Il testo è interessante perché rappresenta una spalla di grande concretezza alle discussioni che si sono fatte nelle ultime settimane sul futuro del PD e del centrosinistra – sebbene chi ha seguito i lavori di Bologna abbia ascoltato molti interventi sui cosiddetti “contenuti” – e fornisce una risposta a chi chiede, spesso in modo strumentale, che si discuta di cose oltre che di facce.
A Bologna abbiamo detto che è importante soprattutto rispondere, e che le risposte, appunto, sono più importanti delle proposte. Rispetto a quanto hanno scritto ieri Alesina e Giavazzi, ecco le nostre considerazioni (in italico le loro proposte):
1) Sbloccare il mercato del lavoro con una progressiva introduzione di contratti unici che eliminino al tempo stesso sia l’eccessiva precarietà sia la perfetta inamovibilità dei dipendenti di alcuni settori.
Perché il plurale? La Ue chiede solo l’eliminazione della precarietà. L’accordo tra Confindustria e sindacati sull’inamovibilità, invece, già c’è stato.
2) Sostituire la cassa integrazione con sussidi di disoccupazione temporanei, ispirandosi alla flex security dei Paesi nordici.
Alesina e Giavazzi, in questo caso, sono addirittura timidi. Nei paesi nordici il sussidio temporaneo di disoccupazione è affiancato dal reddito minimo di cittadinanza, e anche nella liberista Gran Bretagna. Per cui il passaggio dalla Cassa Integrazione a strumenti più ‘universali’ è certamente auspicabile. Ma c’è un ma: siccome, grazie a questo governo che anche loro hanno appoggiato, l’anno prossimo andremo in recessione piena (variazione Pil negativa), togliere la cassa integrazione ora significa immediata distruzione di posti lavoro, che sarebbero magari recuperabili l’anno successivo. In effetti, grazie alla somma degli effetti Berlusconi + crisi, non ci discostiamo molto da un’economia postbellica: quella, cioè, per cui era stata pensata la Cassa Integrazione.
3) Tornare alla formulazione originale dell’articolo 8 della manovra finanziaria di agosto, quella inizialmente scritta dal ministro Sacconi e poi modificata su richiesta dei sindacati e con l’accordo di Confindustria: maggiore libertà per imprenditori e lavoratori di fare, se d’accordo, scelte a livello aziendale.
Questo va contro le richieste della Ue sull’abbattimento della precarietà per tornare a sostenere i redditi più bassi. Va bene l’accordo già firmato dalle parti.
4) Permettere ai salari del settore pubblico di essere diversi da una regione all’altra a seconda del costo della vita. Al Sud il costo della vita è in media il 30 per cento inferiore rispetto a quello del Nord, ma i salari monetari dei dipendenti pubblici sono uguali. Questo permetterebbe un risparmio di spesa pubblica e faciliterebbe l’impiego nel settore privato al Sud dove oggi invece conviene lavorare per le amministrazioni pubbliche.
Le gabbie salariali sono già state sperimentate e hanno avuto come conseguenza solo quella di alimentare l’emigrazione e impoverire ulterirmente il Sud. Se il salario, come dovrebbe in questo sistema, remunera la produttività, la proposta di legarlo alle condizioni di contesto è un nonsenso economico: e lo è tanto più oggi, che si possono fare gli acquisti tramite la rete, e non necessariamente nello spaccio del paesello.
5) Favorire l’occupazione femminile con agevolazioni fiscali quali le aliquote rosa per le donne che lavorano. L’occupazione femminile in Italia è la più bassa d’Europa.
Anche queste non hanno mai funzionato. Le donne hanno bisogno di welfare per accedere e praticare il lavoro con pari impegno e opportunità.
(continua a leggere sul blog di Pippo Civati)
foto: LaPresse