In Tunisia gli islamici moderati sono avanti
I risultati delle elezioni sono ancora parziali, ma il partito confessionale di Rashid Ghannushi è al 40 per cento e per le strade già si festeggia
Aggiornamento del 25 ottobre alle 9:00
Ennahada ha detto di aver ottenuto oltre il 40 per cento dei voti e di aver vinto circa 90 seggi dell’Assemblea costituente, che sarà composta da 217 membri. Secondo altri analisti il partito potrebbe aver ottenuto tra il 50 e il 55 per cento dei voti. Il Partito del congresso per la repubblica e Ettakol, sono entrambi vicini al secondo posto, stando a quanto hanno fatto sapere i rispettivi leader. L’ISIE, la commissione elettorale indipendente del paese, non ha ancora comunicato i risultati elettorali definitivi e quasi sicuramente bisognerà attendere fino a stasera.
***
I risultati parziali delle prime elezioni libere in Tunisia dicono che gli islamici moderati del Movimento della Rinascita, Ennahda, sono in vantaggio in tutte le province. Lo ha annunciato il capo della campagna elettorale Abdelhamid Jlassi dicendo che Ennahda è «oltre il 30 per cento» nell’elezione per l’Assemblea costituente. «Noi – ha aggiunto Jlassi – abbiamo avuto il più alto numero di suffragi». E Samir Dilou, componente dell’ufficio politico del partito, facendo riferimento a «fonti proprie», ha dichiarato: «Ci aspettiamo di attestarci intorno al 40 per cento dei voti».
Dopo nove mesi dall’inizio della rivolta che ha portato alla caduta del regime di Zine El Abidine Ben Ali, i tunisini sono stati chiamati il 23 ottobre a eleggere un presidente, un governo di transizione e i 217 membri dell’Assemblea che dovrà scrivere una nuova costituzione per il Paese. Ha votato circa il 90 per cento degli aventi diritto registrati: la chiusura delle urne, che era prevista alle 19 di domenica, è stata posticipata per consentire a tutti gli elettori in fila di poter votare. Sono state alte anche le percentuali di voto all’estero (in Italia, il 40 per cento degli aventi diritto).
Nelle settimane precedenti al voto i sondaggi davano per favorito proprio il partito di Ennahda, il secondo più votato nel 1989 dopo il Raggruppamento Costituzionale Democratico di Ben Ali. Dopo la vittoria di Ben Ali, Ennahda era stato messo al bando e il suo leader Rashid Ghannouchi costretto a rifugiarsi nel Regno Unito. Nato come partito fondamentalista, Ennahda ha negli anni ammorbidito le proprie posizioni. In passato ha inneggiato alla violenza per rovesciare i governi occidentali, ma durante la campagna elettorale ha cercato di rassicurare l’elettorato sostenendo la democrazia, il pluralismo e una certa apertura al mondo occidentale. Ha promesso pari diritti a uomini e donne, ma anche spiegato di essere contrario all’imposizione del velo nel nome dell’Islam e del suo divieto in nome del secolarismo.
Alle elezioni di domenica Ennahada è stato favorito da un’ideologia fortemente connotata dall’Islam (trova consensi soprattutto nelle zone rurali della Tunisia) e da un’organizzazione capillare durante la campagna elettorale. In una conferenza stampa che si è svolta oggi pomeriggio a Tunisi, Abdelhamid Jlassi ha voluto immediatamente rassicurare i partner internazionali: il partito confessionale di Rashid Ghannouchi (che si presentava alle elezioni con il simbolo di una colomba) si impegna a garantire «molto presto» quella stabilità necessaria «a favorire gli investimenti» e lavorerà per creare un’alleanza stabile. «Siamo aperti a tutti quelli che condividono questo obiettivo – ha aggiunto Jlassi – senza eccezione». Resta comunque alta la probabilità che la Tunisia, dopo la fase costituente, debba organizzare una coalizione che la porti verso le politiche del 2012.
Abdelhamid Jlassi si è poi rivolto ai tunisini affinché «dimostrino la stessa maturità e la stessa calma di cui hanno dato prova sino a qui, e celebrino questo evento democratico storico». Secondo Jlassi «Le priorità della Tunisia sono chiare: la stabilità e le condizioni per vivere in dignità, così come la costruzione di istituzioni democratiche». Mentre Jlassi parlava, molte persone riunite per le strade gridavano «Allah Akbar» (Dio è grande).
Il principale avversario di Ennahada, il partito laico tunisino PDP, prima dei dati ufficiali ha già ammesso di essere stato sconfitto: «Il PDP rispetta le regole democratiche. Ci congratuliamo con i vincitori mentre noi saremo tra i banchi dell’opposizione».