BP torna a trivellare nel golfo del Messico
L'amministrazione Obama ha dato il via libera a un anno e mezzo dal più grande disastro ambientale degli Stati Uniti
British Petroleum (BP), la compagnia petrolifera responsabile insieme alle aziende Transocean e Halliburton del disastro ambientale più grave degli Stati Uniti, potrà ricominciare a trivellare i fondali del golfo del Messico. Nell’aprile del 2010 l’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon di BP provocò 11 morti e riversò nelle acque del golfo circa cinque milioni di barili di petrolio. Oggi però l’amministrazione Obama ha concesso il via libera alla ripresa delle trivellazioni di BP nel golfo, perché ha riconosciuto come la compagnia possa ora rispettare “i più alti standard di sicurezza”.
Nonostante il disastro ambientale del 2010, BP continua comunque a pompare petrolio dalle sue piattaforme verso la terraferma e inoltre possiede una quota del 46 per cento delle azioni di un’altra compagnia, la Noble Energy, che ha già ottenuto un contratto di trivellazione dopo l’esplosione di Deepwater Horizon. La notizia non è piaciuta a molti, tra questi il parlamentare democratico della Commissione risorse naturali del Congresso americano Ed Markey, che ha commentato: «BP deve ancora finire di pagare i danni alle vittime del disastro e gli si ridanno già le chiavi del Golfo».
BP ha assicurato di aver fatto il possibile per ripulire le acque del golfo del Messico, mentre i danni che sarà costretta a pagare dopo le sentenze dei tribunali statunitensi potrebbero arrivare a 45,7 milioni di dollari. Intanto nel Golfo, la situazione ambientale sembra ritornare lentamente alla normalità ma rimane tuttora preoccupante. Dopo il disastro, le spiagge sono state impraticabili per mesi, oltre 400 specie marine sono ancora a serio rischio e abitanti e soccorritori hanno più volte sofferto di problemi di salute. Sino all’aprile 2011 sono stati ritrovati delfini morti sulle spiagge del Golfo con tracce di petrolio sulle carcasse.
Poche settimane fa, la Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, aveva escluso che i pesci del Golfo potessero essere nocivi. In realtà, secondo un ultimo studio dell’associazione ambientale no-profit Natural Resources Defense Council, i metodi scientifici della Food and Drug «sarebbero superati» e il pescato del Golfo potrebbe ancora causare tumori a donne incinte e bambini a causa degli elevati livelli di idrocarburi policiclici aromatici, che renderebbero i pesci cancerogeni.