Occupy London fa chiudere St. Paul
I manifestanti non vogliono andarsene e per ragioni di sicurezza la cattedrale è costretta a chiudere: è la prima volta, dopo la Seconda Guerra Mondiale
La cattedrale anglicana di St. Paul a Londra è stata da oggi chiusa al pubblico a causa dei manifestanti inglesi che si sono accampati davanti alla chiesa dalla manifestazione di sabato 15 ottobre contro la finanza globale. È la prima volta che la cattedrale chiude dopo i quattro giorni di blitz nella Seconda Guerra Mondiale.
Il decano di St. Paul, Knowles Graem, ha detto che «la decisione è senza precedenti nei tempi moderni ed è stata presa a malincuore per motivi di salute e sicurezza». In una lettera aperta ha chiesto ai manifestanti di «riconoscere gli enormi problemi da affrontare in questo momento» e di «lasciare i dintorni del palazzo in modo che la cattedrale possa riaprire al più presto». St. Paul è una delle attrazioni più visitate di Londra che si sovvenziona attraverso le entrate dei turisti (820 mila persone, nel 2010).
La protesta di Londra, ispirata a “Occupy Wall Street”, è iniziata sabato scorso a Paternoster Square, la piazza privata del quartiere finanziario di Londra, sede locale della Borsa. I proprietari della piazza, con un ordine del tribunale, hanno immediatamente ottenuto lo sgombero e la polizia ha bloccato l’accesso. I manifestanti, con circa duecento tende, hanno quindi ripiegato sul lato occidentale della cattedrale di St. Paul creando durante la settimana un campo sempre più stabile, con un tendone per il cibo e uno per i laboratori politici.
I manifestanti di “Occupy London” avevano trovato l’iniziale appoggio del reverendo Gilles Fraser che aveva chiesto alla polizia di rinunciare a formare un cordone attorno alla chiesa: «Non sentivo il bisogno di quel tipo di protezione», aveva dichiarato.
Oggi, il reverendo ha ribadito la propria posizione: «Siamo felici che le proteste di Londra siano pacifiche e, in effetti, c’è stata una buona atmosfera tra il personale della cattedrale e coloro che abitano nelle tende. C’è qualcosa di profondo nella protesta in corso». Tuttavia, ha aggiunto, «era evidente a chiunque si avvicinasse alla cattedrale che le dimensioni del campo crescevano sempre di più e che questo ci ha messo in una posizione difficile».
Le preoccupazioni dei funzionari della cattedrale non riguardano solo le dimensioni del campo e la conseguente riduzione degli accessi, ma anche la mancanza dei necessari requisiti di sicurezza delle entrate alla chiesa: «I vigili del fuoco – ha detto il reverendo – hanno fatto notare che l’accesso da e per la cattedrale è seriamente limitato. Poi c’è la questione della pubblica sicurezza. I rischi non si riferiscono solo al personale della cattedrale e ai visitatori, ma sono un pericolo potenziale anche per gli stessi manifestanti del campo».
I membri di Occupy London hanno risposto che decideranno insieme e democraticamente che cosa fare, facendo però sapere che «nelle ultime 48 ore, il campo è stato completamente ri-organizzato secondo le indicazioni date dai vigili del fuoco ed è stata anche accettata la presenza di due barriere per preservare l’accesso alla porta laterale della Cattedrale. Oggi pomeriggio ci è stato detto, in una telefonata da parte dei vigili del fuoco, che sono stati stabiliti nuovi requisiti oltre a quelli già comunicati direttamente al campo».
I manifestanti chiedono quindi che vengano specificati «con precisione» quali siano i problemi di sicurezza e credono che i timori dei funzionari della cattedrale non siano tanto legati alla sicurezza, ma di natura economica: «Crediamo che siano preoccupati per il loro numero di visitatori. Abbiamo cercato di garantire sul fatto che il nostro programma non è in conflitto con il loro, in modo che la normale gestione della Cattedrale non fosse alterata. Chiaramente, siamo anche diventati un’altra attrazione turistica alle porte della chiesa».