L’ETA abbandona la lotta armata
Dopo quarant'anni e più di 800 morti, gli indipendentisti baschi dell'ETA hanno dichiarato l'abbandono della lotta armata e lanciato un appello a Spagna e Francia per aprire un processo di dialogo
L’ETA, lo storico gruppo separatista basco, ha annunciato giovedì la «cessazione definitiva dell’azione armata» e ha lanciato un appello ai governi di Spagna e Francia per aprire un processo di dialogo diretto. In un comunicato pubblicato sul sito del giornale basco Gara, l’organizzazione ha dichiarato un «impegno netto, fermo e definitivo» per «superare il confronto armato». La proclamazione è arrivata tre giorni dopo la Conferenza di pace che si è tenuta a San Sebastian e a cui hanno partecipato l’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, l’ex sponda politica dell’indipendentismo nord-irlandese, Gerry Adams e l’ex capo di gabinetto di Tony Blair, Jonathan Powell.
Euskadi Ta Askatasuna (in spagnolo País Vasco y Libertad, “Paese Basco e Libertà”) è considerata un’organizzazione terroristica dall’Unione europea e da diversi stati, tra cui gli Stati Uniti d’America. Lo scopo dell’Eta era l’indipendenza politica del popolo basco e la creazione di uno Stato socialista. In attività dalla fine degli anni cinquanta, l’ETA si accostò alla lotta armata verso la metà degli anni sessanta e, secondo i dati forniti dal ministero dell’interno spagnolo, è responsabile dell’uccisione di 825 persone. Per finanziare la propria attività l’ETA praticava una “tassa rivoluzionaria”, imposta sotto minaccia di morte a molti imprenditori e professionisti baschi.
I Paesi Baschi sono un’entità geografico-culturale definita, ma politicamente divisa tra Francia e Spagna. Comprendono sette province: quelle nel sud ovest della Francia (Labourd, Bassa Navarra e Zuberoa che non hanno alcuna autonomia all’interno dello Stato francese); quelle spagnole di Biscaglia, Guipuzcoa e Alava (il cui capoluogo Vitoria è anche capitale della Comunità Autonoma Basca); infine, la comunità autonoma di Navarra che rappresenterebbe dal punto di vista geografico la parte più estesa dei Paesi Baschi.
Il principale, e quasi esclusivo, fattore d’identità del popolo basco è la lingua, l’euskera, l’unica sopravvissuta in Europa dopo l’arrivo degli indoeuropei quattromila anni fa. Per dire che una persona è basca si dice che è euskaldun cioè “che parla il basco”. Anche l’espressione originaria per indicare i Paesi Baschi è Euskal Herria che significa “popolo della lingua basca” e indica dunque in un’unica parola il Paese e il popolo. Un’espressione più recente per indicare i Paesi Baschi è Euskadi , coniata nel 1900 da Sabino Arana, padre del nazionalismo basco efondatore (nel 1895) del Partito Nazionalista Basco (Pnv): Euskadi vorrebbe indicare l’unità politica (mai esistita in epoca moderna) delle sette province basche.
La rivendicazione dell’autonomia basca si rafforzò durante il franchismo. Il 31 luglio 1959, da un primo nucleo di studenti nazionalisti di ispirazione marxista-leninista, che accusavano il Partito nazionalista basco di immobilismo di fronte alla dittatura e alla sua repressione, nacque l’ETA. L’opposizione al franchismo fu il suo primo obiettivo: il 20 dicembre del 1973 venne ucciso in un attentato Carrero Blanco, capo del governo e potenziale successore di Franco. Finita la dittatura, e nonostante la restaurazione dell’autonomia nelle province basche, l’ETA decise di portare avanti la lotta per l’indipendenza totale dei baschi.
Nel 1978 nacque Herri Batasuna, “Unità Popolare”, una coalizione politica diretta emanazione dell’ETA che si costituirà legalmente come partito nel giugno del 1986. Gli attentati dell’ETA proseguirono: 29 luglio 1979, esplosioni all’Aeroporto di Madrid-Barajas e nelle stazioni ferroviarie della capitale; 12 aprile 1985, bomba nel ristorante “El Descanso” di Torrejon; 15 luglio 1986, esplosione di una macchina a Madrid in Plaza de la República Dominicana; 18 giugno 1987, bomba nel parcheggio di un supermercato di Barcellona; 11 dicembre 1987, esplosione alla Casa Cuartel di Saragozza.
Nel settembre del 1998 l’ETA dichiarò una tregua per lasciare spazio alla nuova formazione politica nata dall’unione dei nazionalisti moderati baschi e del Partito Nazionalista. Durò poco per l’incompatibilità tra le posizioni separatiste e quelle governative. Così, a partire dal 1999, l’ETA riprese la lotta armata, annunciando negli anni diverse tregue, sempre temporanee. L’ultima, nel gennaio scorso, dopo la richiesta ufficiale della Conferenza di pace di San Sebastian, ha portato alla fine definitiva dell’uso della violenza.
– La fine dell’ETA? (2010)
(Foto: Gara via Getty Images)