Le foto delle proteste in Cile
Ieri 100mila studenti hanno manifestato a Santiago per chiedere l'istruzione pubblica e gratuita, ci sono stati scontri con la polizia
Continuano le proteste degli studenti in Cile, che in questi due ultimi giorni hanno sfilato nelle vie della capitale Santiago contro le politiche dell’istruzione promosse dal governo. Le proteste sono iniziate a fine maggio ma sono diventate un movimento di massa a metà giugno, quando gli studenti hanno occupato più di 100 scuole per chiedere l’istruzione pubblica e gratuita per tutti i cittadini. Le proteste sono proseguite anche in agosto, quando uno studente è rimasto ucciso durante gli scontri con la polizia.
La Confederazione degli studenti cileni ha indetto due giorni di sciopero generale e di proteste per martedì e mercoledì, e ha ottenuto il sostegno di altre 70 organizzazioni, tra cui gli insegnanti e i sindacati più importanti del Paese. Circa 100mila persone hanno sfilato pacificamente per le vie della capitale Santiago, ma ci sono stati anche numerosi scontri tra alcuni manifestanti e i poliziotti. Martedì un gruppo di studenti incappucciati ha cercato di assalire un distributore di benzina e ha incendiato un autobus dopo che i passeggeri erano fuggiti. Mercoledì manifestanti dal volto coperto hanno lanciato bombe molotov, sassi e bottiglie contro i poliziotti, eretto barricate, assalito i veicoli della polizia. Un gruppo di persone ha attaccato un distributore di benzina, iniziando a spruzzare benzina nei dintorni con il rischio di provocare un grosso incendio. La polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni e usando gli idranti per disperdere la folla.
Da martedì almeno 373 persone sono state arrestate in tutto il Paese e il governo ha minacciato di approvare nuove misure per combattere gli episodi di violenza. I leader degli studenti hanno condannato gli scontri e hanno ribadito l’estraneità del loro movimento. Mercoledì hanno presentato davanti al palazzo presidenziale della Moneda i risultati di una specie di “referendum” non ufficiale sulle loro proposte di riforma. Hanno spiegato che più di 1,5 milioni di persone hanno preso parte al sondaggio, e che l’88 per cento di loro ha votato a favore della scuola pubblica, gratuita e di alta qualità.
Gli studenti chiedono una riforma generale del sistema educativo cileno, che è specchio delle profonde ineguaglianze del paese. Soltanto i figli delle famiglie più ricche hanno accesso alle scuole migliori, di solito private, mentre i figli di quelle più povere devono accontentarsi delle malandate scuole pubbliche. Anche gran parte del costo dell’istruzione universitaria infatti è a carico delle famiglie: gli studenti che provengono dalla classe media devono spesso chiedere un prestito a una banca e in molti casi non riescono a ripagarlo una volta laureati. Il sistema fiscale inoltre favorisce le università private e non viene previsto alcun fondo per i Comuni, che si devono occupare dell’educazione pubblica.
A metà agosto il governo ha approvato un piano di riforma in 21 punti che prevede, tra le altre cose, un aumento dei finanziamenti alla scuola pubblica, una più accurata formazione degli insegnanti, un aumento del numero delle borse di studio e un aiuto per pagare i debiti degli studenti. Il presidente Sebastián Piñera ha comunque escluso la possibilità che il Cile passi a breve a un sistema di istruzione totalmente gratuita. «Se dovessimo garantire educazione gratuita anche solo al dieci percento della popolazione, dovremmo tassare tutta la società, compresi i più poveri, per finanziare l’istruzione di pochi fortunati», ha detto. La riforma ha mancato l’obiettivo di placare le proteste e il presidente ha istituito una commissione di esperti che sta lavorando per proporre delle nuove idee a gennaio. Dall’inizio delle proteste, sono state arrestate 1567 persone, e un ragazzo è morto negli scontri.