I tagli agli stipendi dei ministri sono stati cancellati
E i soldi trattenuti dalla manovra in questi tre mesi saranno restituiti
Nella manovra economica d’emergenza i tagli ai costi della politica erano stati ridotti settimana dopo settimana, bozza dopo bozza. Alla fine si era arrivati al taglio delle retribuzioni e delle indennità di carica dei componenti degli organi costituzionali: il 5 per cento per la parte eccedente i 90mila euro, il 10 per cento su quella eccedente i 150mila. E soltanto fino al 2013. Oggi Carmelo Lopapa su Repubblica spiega come, dopo tre mesi, la strombazzata supertassa sui politici è stata annullata per ministri e sottosegretari. Che si vedranno oltretutto restituire quanto trattenuto in questi tre mesi.
Ministri e sottosegretari non sono dipendenti pubblici. Dunque, tagli alle indennità cancellati. E le somme «indebitamente» sottratte, in questi mesi, restituite. Il contrordine viaggia da pochi giorni sulla circolare interpretativa del dicastero dell’Economia che porta il numero di protocollo 150. Ma la gran parte degli uffici di gabinetto – a voler dar credito alla sorpresa dei 64 beneficiari – deve ancora riceverla.
Sancisce una marcia indietro rispetto alla decurtazione del 5 per cento delle retribuzioni eccedenti i 90 mila euro e del 10 oltre i 150 mila euro. La stretta contenuta nella manovra correttiva estiva riguarda i funzionari pubblici, ma il governo Berlusconi l’ha estesa con grande enfasi ai 23 ministri e 41 tra vice e sottosegretari. Un ministro guadagna circa 4 mila euro mensili, oltre all’indennità parlamentare di circa 14 mila euro. Il fatto è che infierire con quella tagliola del 10 per cento sui componenti del governo è stato un errore tecnico, hanno scoperto al ministero di via XX Settembre. E il perché è spiegato nella circolare della quale ieri dava notizia “ItaliaOggi”: «Tale personale ricopre una carica politica e non è titolare di un rapporto di lavoro». Sono insomma dei quasi precari, privi di un contratto a tempo indeterminato. Comunque non equiparabili ai boiardi e agli alti funzionari pubblici. Il prelievo è durato tre mesi. Ma il ministero che fa capo a Tremonti fa sapere che con la mensilità di novembre si procederà al rimborso della somma trattenuta. Cifra non è quantificabile, perché dipende da quanto la retribuzione del ministro o sottosegretario ecceda i 150 mila euro. Cifra in qualche caso irrisoria, ma è il valore simbolico della restituzione che rischia di aprire un altro caso di autotutela della “casta”.