Sorridete, e uccidete la tradizione
Buoni consigli di Matteo Bordone a chi vuole migliorare il mondo nel 2011
Matteo Bordone ha scritto sul suo blog un lungo commento-invito a chi manifesta in queste settimane.
L’altro giorno c’è stata la grande manifestazione contro la crisi.
La crisi non è generata da atti volontari di uno solo: è l’effetto di una quantità di eventi che intervengono su una matassa enorme di variabili, nella quale stanno i soldi dei plutocrati, le speculazioni, gli stipendi di milioni di persone, la distruzione di una foresta, la rinascita di un paesino, il mutuo della casa, il successo individuale di un ristorante, il crollo economico di una lavanderia. «Sono solo loro!», dicono. «È l’1% della popolazione: mandiamoli via, facciamo qualcosa.» L’economia, il mercato e la globalizzazione non sono fenomeni come lo è un fulmine: sono contenuti culturali, roba fatta degli uomini, dalle idee, dal tempo. Mandarli via è impossibile. Bisogna, al solito, chiedere che cambino certe politiche economiche, certi strumenti che attualmente mettono il gigantesco fascio di variabili nella condizione di un sistema fragile, a rischio, che può perdere stabilità, intrecciarsi, diventare un gomitolo contratto dove quasi tutti stanno schiacciati, e solo i fili esterni respirano. Ma nella vita ci sono anche gli imprevisti, e ci sono anche in qualsiasi sistema complesso (Michael Crichton ci ha scritto tutti i suoi libri). Anche solo capire dove intervenire è complesso.
Ci vuole cultura, capacità, consenso, politica: si cambiano le cose con competenza e pertinacia, e si raddrizza il sistema. Questo bisogna chiedere, e questo hanno chiesto in tanti nel mondo. I soldi sono vecchi, il capitalismo è vecchio, e non è sperando nel governo dei poveri che si risolvono le cose. Ci vuole gente col massimo dei voti, PhD, Master: tocca essere più bravi dei vecchi, scalzarli col garbo e la convinzione dei risultati. Ci vogliono soldi nuovi, capitalismo nuovo, tocca abbattere le ideologie economiche che non fanno i conti con il passare del tempo. Perché le idee sono come il DNA: sono tendenzialmente conservatrici. Non si può pensare che sia solo la politica a cambiare. Economia e politica sono la stessa cosa solo nei regimi illiberali. Insomma, ripeto, è una cosa difficile. Ogni volta che vi sembra che sia facile, che sia assurdo non esserci arrivati prima, che siano tutti pazzi, che tirando una leva nascosta nel bosco arrivino buon senso, felicità e giustizia, ecco, sappiate che probabilmente l’impressione che avete è una stronzata.
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