Boeri lancia il modello Milano per il PD
Ma non quel modello Milano: l'altro
di Stefano Boeri
Care amiche, cari amici che il 15 maggio avete votato Partito Democratico.
Che avete deciso, in 170.000, che fosse questo il modo migliore per sostenere la candidatura di Giuliano Pisapia a Sindaco.
Care amiche e cari amici che come me, come moltissimi milanesi, credono e hanno creduto nella potenza collettiva di un grande partito di cittadini preoccupati dell’utilità sociale del proprio lavoro, generosi nell’offrire il proprio tempo e attenti alla vita civica di Milano.
Che hanno spinto con il loro voto Giuliano Pisapia a guidare una svolta storica nella politica italiana e il PD a diventare la forza di maggioranza relativa in Consiglio Comunale, con quasi il 30% dei consensi e 20 consiglieri sui 29 eletti nella nuova maggioranza.
Care amiche, cari amici, c’è oggi – oggi come non mai – una distanza siderale tra il Partito Democratico che vogliamo, vorremmo, abbiamo voluto, e il Partito che esiste. Ma voglio essere chiaro: non mi riferisco ad un problema di persone, dirigenti, formule, criteri di relazione tra elettori e eletti; criteri peraltro inadatti e spesso anacronistici.
Mi riferisco soprattutto al fatto per chi come me nel 2007 è stato tra i fondatori del Partito Democratico, e per noi tutti che lo abbiamo seguito in questi anni, è difficile accettare che il PD non sia oggi a Milano, nella Milano governata da una Giunta nuova verso la quale si rivolgono le speranze di un intero Paese, una presenza vibrante, attenta e propulsiva di idee e relazioni.
E’ inaccettabile che le donne e gli uomini che stanno a Palazzo Marino non ricevano da un grande Partito innovatore e diffuso una costante spinta a riflettere sulle proprie scelte, a migliorarsi, a verificare in tempo reale gli effetti delle proprie azioni, a correggerle, a studiare e inventare nuove soluzioni per Milano.
Durante la lunga e bellissima campagna elettorale che ha preceduto il voto di maggio, il Partito Democratico con i suoi circoli, iscritti, elettori, è stato un fulcro e insieme un volano di idee.
Idee insieme radicali e riformiste. Idee capaci di tenere la testa alta e permettere una visione sul futuro e il grande territorio di Milano; ma allo stesso tempo idee capaci di tenere i piedi ben saldi per terra e non essere velleitarie ma misurate, verificate di continuo e rese più efficaci dal contatto con le comunità, i quartieri, la vita quotidiana di Milano e dei milanesi.
La grande idea di una scuola pubblica aperta a tutte le ore del giorno, per tutti i giorni dell’anno, per tutte le età. Il doppio sguardo di genere, necessario a portare nella politica la prospettiva dell’universo femminile e la sua intelligenza visionaria e di sistema. La sfida di una Città-Mondo abitata oggi da milanesi di 191 nazionalità che possa finalmente dispiegare la sua potenza economica e culturale. La campagna per valorizzare la potenza e la generosità diffusa della piccola e media impresa milanese; di quelle quasi 200 mila comunità di rischio e di destino che trainano e insieme reggono, con grande fatica e spesso solitudine, il percorso verso una Milano migliore. La proposta di un decentramento che non sia quello burocratico delle attuali Zone, ma fondato su principi di democrazia deliberativa. La scelta di una Milano dove i diritti dei deboli non siano “deboli diritti”, ma anzi la prospettiva giusta per migliorare la vita quotidiana, l’accessibilità ai servizi. Dove i giovani che vivono la realtà del precariato possano avere un futuro professionale e una casa dove andare a vivere. L’idea di una cultura diffusa nella città ed esplosiva nelle sue espressioni, che chi governa non pretenda di irrigimentare (non potendola più neppure finanziare) ma piuttosto sappia riconoscere, valorizzare e aiutare a diventare la vera fonte di offerta di quella moltitudine di eventi, spettacoli, incontri, esposizioni che rende così unica , unica al mondo, la nostra città. La grande sfida per una metropoli che riscopra la sua vocazione agricola, una ruralità che significa coltivazione e insieme cura del territorio e delle sue pratiche, oltre che scambio di beni con la città.
Queste sono solo alcune delle idee, delle parole nate nei pensieri e nei discorsi degli iscritti e degli elettori del Partito Democratico milanese. Idee e parole che hanno fatto vincere Giuliano Pisapia, hanno fatto eleggere un Consiglio con 29 rappresentanti del centro-sinistra e che oggi rappresentano le stelle polari della nuova Giunta.
È triste dircelo, ma nonostante questo successo, il Partito che esiste oggi a Milano sembra un piccolo mondo chiuso, parallelo e indifferente a quanto succede nel governo della città. Il partito che di fronte alle vicende giudiziarie di un suo dirigente si produce in un complicato riassetto della sua Segreteria invece che affrontare con coraggio un serio approfondimento politico sul rapporto tra interessi, governo locale e trasformazioni del territorio; il partito che oggi discute e si divide parlando di riorganizzazione per componenti, di nomine equilibrate sulle correnti, è lontano mille miglia dalla tensione propulsiva della nostra campagna elettorale. E lo è in un momento in cui, lo ripetiamo, avremmo bisogno come ossigeno di quella tensione ideale. Noi che stiamo a Palazzo Marino, voi che ci avete eletto – e tutta la città intera.
Care amiche e cari amici del PD; voi che guardate al PD con quel misto di titubanza, fiducia, perplessità e affetto che proviamo verso un simbolo, una comunità di cui riconosciamo l’immenso valore potenziale e i grandi limiti attuali.
Quello che voglio dirvi oggi è che voi siete, dovete essere, il PD.
Dovete tornare ad essere il PD che avremmo voluto in questi anni, che avete votato il 15 maggio e che vogliamo guidi il cambiamento radicale e riformista in Italia.
Dobbiamo, dovete riprendere tra le vostre mani quella forza collettiva che avete contribuito a sprigionare e che oggi non può appoggiarsi solo alla grande generosità dei 4000 iscritti al PD milanese o alla buona volontà e all’intelligenza di un gruppo ristretto di dirigenti e dei funzionari di Partito.
Vi propongo una mossa semplice e potente: iscrivetevi al PD nuovo, iscrivetevi per un nuovo PD che torni ad essere l’energia profonda che ha spinto il centro-sinistra a tornare a governare dopo 20 anni Milano.
Iscrivetevi a una comunità che ha bisogno come il pane delle vostre idee e che per questo deve rigenerarsi, uscire dalle logiche piccole e ottuse delle consorterie legate alle leadership nazionali o locali.
Iscrivetevi per rifondare una comunità di milanesi che sappia ripensare e rilanciare la propria identità di movimento collettivo di idee e progetti e – solo in conseguenza a questa identità rigenerata- sappia anche rimettere in discussione la propria formula organizzativa.
Iscrivetevi, iscriviamoci ad un Partito Democratico che rinasce e si rigenera grazie ad una intensa discussione collettiva aperta a tutta la città, che verifichi e rinnovi il gruppo dirigente dando spazio a chi viene dai circoli, dal lavoro sociale e dalle professioni. Grazie ad un congresso straordinario nel corso del quale Milano e la sua nuova Amministrazione, stimolata da un PD invaso dai suoi elettori, venga a sua volta invasa dalle nostre idee e dalle nostre visioni del futuro.
Siamo in molti a volere questa invasione rigenerante. Cominciamo, oggi, a farla diventare realtà.