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  • Mercoledì 12 ottobre 2011

La Rena si sta spezzando in due

Nello scafo della nave cargo liberiana arenata al largo della Nuova Zelanda si è aperta una grande e inquietante crepa

Una grande crepa si è aperta intorno allo scafo della Rena, la nave cargo liberiana che mercoledì scorso si è arenata al largo della Nuova Zelanda. Il danno è molto evidente e secondo gli esperti l’imbarcazione potrebbe spezzarsi in due in breve tempo, aggravando l’emergenza ambientale nella zona. La nave è tenuta insieme dalle sue strutture interne, che potrebbero non resistere alle sollecitazioni dovute ai venti e al mare mosso.

La nave si è arenata sugli scogli dell’Astrolabe Reef poco distante da Tauranga, la città portuale più popolosa della Baia di Plenty nell’Isola del Nord. Da allora i tecnici e le autorità neozelandesi stanno cercando di metterla in sicurezza, evitando che decine di tonnellate di olio combustibile pesante e di carburante finiscano in mare. Ci sono già state perdite e parte dei derivati del petrolio è arrivata sulle spiagge della Baia, mettendo a rischio la fauna della zona costituita da balene, delfini, pinguini e molti altri uccelli marini.

Il primo ministro John Key ha confermato l’impegno del governo per mettere in sicurezza la nave, ma ha anche ammesso che le ultime notizie sulla frattura nello scafo non sono per niente incoraggianti. La nave, ha detto, si spezzerà probabilmente in due sugli scogli dell’Astrolabe Reef. A questo punto diventa prioritaria la rimozione delle tonnellate di carburante e di olio pesante combustibile dal cargo, per evitare che si disperdano in mare causando un disastro ambientale di grandi proporzioni. Tre navi sono state attrezzate per aspirare e trasferire i derivati del petrolio, ma le condizioni meteo complicano l’operazione causando ulteriori ritardi.

A preoccupare le autorità non è solamente la possibile nuova perdita di carburante e olio pesante. Alcuni container trasportati dalla Rena contengono al loro interno sostanze chimiche inquinanti, che a contatto con l’acqua del mare potrebbero produrre gas tossici, aggravando l’emergenza ambientale. Settanta container, contenenti materiali non pericolosi, sono caduti dal ponte della nave la scorsa notte a causa del mare mosso. Diversi di questi hanno raggiunto la costa dell’Isola di Motiti nelle ultime ore.

Squadre sono al lavoro anche lungo le coste vicino Tauranga per mettere in salvo gli animali, prima che restino intossicati dalla perdita di carburante e olio pesante. Le autorità dicono di aver trovato centinaia di uccelli marini morti sulle spiagge. Il mare porta verso la costa il carburante disperso nei primi giorni dopo l’incidente e l’esercito è al lavoro per arginare i danni, isolando le aree maggiormente colpite. I militari al lavoro sono circa 150, ma gli alti comandi potrebbero decidere di inviare altri soldati nella zona per affrontare più rapidamente l’emergenza. Le autorità locali stanno valutando la possibilità di far indossare mascherine di protezione agli abitanti della zona per tutelarsi contro i gas tossici che si sollevano dal mare.