E ora che succede?
Le cose da sapere per orientarsi nella quasi-crisi di questo quasi-governo
Ieri il governo è stato battuto alla Camera nel voto sul Rendiconto generale dell’amministrazione dello Stato per il 2010. I voti a favore sono stati 290, così come quelli a sfavore: per far passare l’articolo era richiesta una maggioranza di 291 voti. Oggi i giornali parlano di governo nel caos e Berlusconi si dovrà presentare in Parlamento a chiedere la fiducia. L’opposizione chiede le dimissioni di Berlusconi e sostiene che queste siano inevitabili. I termini di quanto accaduto e di quanto accadrà non sono ancora del tutto definiti.
Che cosa si votava ieri
Ieri la Camera doveva approvare il Rendiconto generale per il 2010: parliamo quindi non del bilancio preventivo né del documento di programmazione economica e finanziaria – quello che oggi si chiama DEF – bensì del bilancio consuntivo dell’anno scorso. Insomma, non è un testo il cui contenuto si può prendere e riformulare più di tanto per venire incontro alle esigenze di questo o quello. La bocciatura è avvenuta sull’articolo 1, che recita come segue. Il suo testo ha portato l’opposizione a chiedere le dimissioni di Berlusconi.
Il Rendiconto generale della amministrazione delo Stato e i Rendiconti delle amministrazioni e delle aziende autonome per l’esercizio 2010 sono approvati nelle risultanze di cui ai seguenti articoli.
Berlusconi deve dimettersi?
La Costituzione, all’articolo 81, stabilisce che
Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
Ci sono dei costituzionalisti che sostengono che alla luce di questo vincolo costituzionale, la mancata approvazione del rendiconto consuntivo da parte delle camere implichi di fatto la caduta del governo in carica. Nella maggioranza si insiste sul fatto che si è trattato di un semplice incidente di percorso e che il governo non è obbligato a dimettersi, per quanto sia evidente che il Governo ha un problema politico globale, che va oltre il contenuto del testo su cui si votava ieri.
I precedenti
Nel 1988 la Camera con voto segreto respinse il rendiconto finanziario, portando l’allora presidente del Consiglio Giovanni Goria alle dimissioni. Queste però non avvennero subito ma dopo quattro tentativi (e quattro bocciature), cosa che rafforza gli argomenti di chi sostiene che Berlusconi non sia obbligato a dimettersi dopo il voto di ieri. Anche Andreotti si dimise dopo un voto negativo della Camera sul rendiconto finanziario, ma anche quella volta fu una sua libera decisione politica e non un automatismo.
Quindi?
Stamattina si sono riunite la Giunta per il Regolamento della Camera, dove l’opposizione ha la maggioranza ma che ha solo parere consultivo, e la conferenza dei capigruppo, per prendere una decisione su cosa fare. La Giunta ha stabilito a maggioranza che la Camera non può proseguire con l’esame del rendiconto di bilancio dello Stato. La mancata approvazione del primo articolo ha precluso l’approvazione dei restanti articoli e quindi l’iter legislativo è da ritenersi concluso. La Conferenza dei capigruppo ha deciso che Berlusconi parlerà domani alla Camera e “presumibilmente”, dice il capogruppo del PDL Fabrizio Cicchitto, sarà posta la fiducia al governo, da votare venerdì.
I numeri della maggioranza
Alla fine si torna sempre lì: il governo fatica, inciampa, va sotto spesso e volentieri. Fino a questo momento, però, nei momenti decisivi ha sempre ottenuto la fiducia delle camere. Sono note le fibrillazioni e i nervosismi all’interno della maggioranza: quelli del PdL che ce l’hanno con Tremonti, i Responsabili inaffidabili, Scajola che chiede spazio, la lotta nella Lega tra Bossi e Maroni. Ieri il centrodestra alla Camera aveva un sacco di assenti: 14 nel PdL, 4 nella Lega, 4 nei Responsabili e 2 nel gruppo misto. Molti di questi si presenteranno regolarmente alla Camera al momento del voto.
foto: Mauro Scrobogna /LaPresse