Saleh promette di andarsene, di nuovo
Perché l'ennesimo annuncio del presidente dello Yemen è probabilmente un altro stratagemma per guadagnare tempo e rimanere al potere
Ieri il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh ha promesso di dimettersi “entro pochi giorni”, dopo 32 anni alla guida del paese, e aprire così a un governo di unità nazionale. Tuttavia, solo poche ore dopo le sue parole sono state ridimensionate dal portavoce del governo Abdu Ganadi: «Il presidente è stato male interpretato. “Giorni” potrebbe significare anche settimane o ancora più tempo. Saleh non lascerà il potere fino a quando non verranno accettate da tutti le direttive del Consiglio di cooperazione del Golfo», che da mesi oramai cerca una mediazione tra governo e opposizione yemeniti per superare lo stallo creatosi dopo la rivolta popolare esplosa lo scorso febbraio.
L’annuncio di Saleh è stato accolto con scetticismo dalle opposizioni: “È l’ennesimo tentativo per guadagnare tempo, un disco rotto”, ha dichiarato Ahmed Bahri, leader del partito Al Haq. Il Nobel della Pace 2011 Tawakkul Karman ha annunciato ad Al Jazeera: “Noi non gli crediamo e continueremo la nostra protesta pacifica fino a quando non cederà il potere che ha rubato sino a oggi al popolo”.
Non è la prima volta, infatti, che Saleh annuncia di farsi da parte. Già nell’aprile scorso il presidente aveva annunciato di volersi dimettere, per poi rimanere saldamente al potere. Successivamente, il 3 giugno, dopo esser stato ferito in un attentato nella capitale Sana’a, Saleh era andato a farsi curare in Arabia Saudita. In pochi credevano che i sauditi lo avrebbero lasciato rimpatriare, ma il 23 settembre scorso Saleh è tornato in Yemen. A settembre, invece, sempre su pressione del Consiglio del Golfo, Saleh aveva incaricato il vicepresidente Abdrabuh Mansur Hadi di negoziare con l’opposizione per aprire al trasferimento di poteri e a un programma di riforme strutturali in Yemen. Un altro stratagemma del presidente, in quanto le opposizioni yemenite hanno sempre dichiarato di voler negoziare con il governo solo dopo le effettive dimissioni di Saleh.
Intanto proseguono in massa le manifestazioni di protesta contro il regime. Secondo gli attivisti, due giorni fa dopo le preghiere del venerdì, circa tre milioni di persone sono scese in strada in tutto il paese, 800mila solo a Sana’a. La giornata di protesta è stata ribattezzata dai manifestanti “il venerdì di Al Hamdi”, in onore dell’ex presidente dello Yemen del Nord Ibrahim Al Hamdi, ucciso nel 1977.