Il vandalismo degli ebrei estremisti
Durante lo Yom Kippur alcune tombe cristiane e musulmane sono state danneggiate e coperte di scritte razziste
Durante lo Yom Kippur, la festività ebraica dedicata al pentimento che quest’anno è caduta tra il tramonto del 7 e quello dell’8 ottobre, alcune tombe in cimiteri cristiani e musulmani a Giaffa, in Israele, sono state danneggiate e ricoperte di scritte razziste. L’episodio è avvenuto circa una settimana dopo l’incendio di una moschea nel nord del Paese. In entrambi i casi si tratta quasi certamente di ebrei estremisti, come fanno sospettare anche gli slogan “price tag” (“il prezzo da pagare”) scritti su alcune tombe.
La frase si riferisce a una politica di ritorsione condotta da ebrei estremisti in seguito ad attacchi alle colonie israeliane, e rivolta contro civili, anche estranei ai fatti, soprattutto cristiani e musulmani. Il primo episodio risale al 2005, dopo la decisione dell’allora premier Ariel Sharon di rimuovere tutte le colonie israeliane da Gaza e altri quattro insediamenti dalla Cisgiordania. La pratica è diventata frequente a partire dal 2007.
Sabato circa 200 arabi ed ebrei si sono riuniti a Giaffa per protestare contro la profanazione dei cimitero e per chiedere la fine della violenza. Durante il corteo è esplosa una bomba molotov in una sinagoga della città: l’edificio era vuoto e non ci sono stati morti o feriti. La polizia è al lavoro per trovare i responsabili dei danneggiamenti, mentre tutte le forze politiche hanno condannato con decisione l’attacco, compreso il capo dei rabbini di Tel Aviv che lo ha definito un «atto che rende più tesi i rapporti tra le persone del quartiere, della città e del paese».
Il presidente israeliano Shimon Peres ha condannato gli attacchi definendoli «un atto criminale che ci disonora e che è contrario ai valori etici della società israeliana» e ha invitato le autorità a dare il massimo per arrestare i criminali il prima possibile. Oggi, domenica, è intervenuto anche il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha detto che Israele «non tollererà gli atti vandalici, specialmente quelli che offendono le sensibilità religiose».
Il mese scorso gli estremisti avevano danneggiato due moschee in seguito alla parziale distruzione di un insediamento illegale da parte dell’esercito israeliano. Gli episodi di vandalismo si vanno intensificando, mentre i colpevoli non sono stati ancora identificati e arrestati. Secondo Haaretz, il principale quotidiano israeliano e vicino a posizioni di centro-sinistra, gli episodi di “price tag” sono «soltanto un aspetto di un fenomeno più vasto: larghi segmenti della popolazione sono convinti che lo Stato e le sue leggi non hanno valore e che possono farsi giustizia da sé». Haaretz scrive che lo Stato israeliano non è stato in grado di far rispettare la legge e rafforzare la sua presenza in alcune zone, come tra i beduini del Negev, tra gli arabi della Galilea impegnati in attività criminali e tra le comunità di ebrei ultraortodossi, e che si tratta di un preoccupante fallimento della democrazia israeliana.