«Noi siamo il 99 per cento»
Le storie dei manifestanti di Occupy Wall Street, scarabocchiate da loro
«Noi siamo il 99 per cento» è uno degli slogan di Occupy Wall Street, il movimento di protesta che è iniziato a New York tre settimane fa e che si sta allargando anche ad altre città americane tra cui Los Angeles, Boston e Chicago. Lo slogan si riferisce alla disparità con cui la crisi economica degli ultimi anni ha colpito la maggioranza degli americani. Quelli che stanno davvero bene sono pochissimi e si spartiscono più di un terzo della ricchezza complessiva del paese. Il senso dello slogan è questo, quindi: noi siamo il 99 per cento, e stiamo male a causa vostra, dell’uno per cento.
A fine agosto gli organizzatori di Occupy Wall Street hanno aperto un tumblr per invitare gli americani colpiti dalla crisi a pubblicare una foto in cui raccontavano la loro storia. Da allora centinaia di persone hanno partecipato all’iniziativa e il loro numero va aumentando mano a mano che si diffondono le proteste. Si tratta di giovani e vecchi, bianchi, neri, immigrati. Ragazzi che sognano il college e che non se lo possono permettere, laureati che non trovano lavoro, veterani che non riescono a reinserirsi nella società, anziani che non riescono a farsi bastare la loro pensione e malati costretti a lavorare per pagarsi le cure. Leggere queste storie aiuta a capire la grande diffusione delle proteste: cominciate come raduni di poche centinaia di persone – di fricchettoni, si diceva – col passare dei giorni sono state il collettore di un malessere diffuso che supera di molto i confini del tradizionale movimentismo di sinistra americano.
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