Trent’anni fa fu ucciso Sadat
Le foto del presidente dell'Egitto che vinse il Nobel per la Pace, per averla fatta con Israele, e che fu ammazzato in diretta tv per questo
Trent’anni fa, il 6 ottobre del 1981, Anwar Sadat venne assassinato al Cairo, in Egitto, durante una parata militare per ricordare l’inizio della guerra del Kippur contro Israele. Era il presidente dell’Egitto, la tv di Stato stava trasmettendo le immagini della parata. Tre soldati infiltrati si staccarono dal corteo, gettarono tre granate verso il palco e spararono contro il presidente. Erano legati al movimento integralista della Jihad islamica e guidati dal tenente Khalid al Islambud, condannato a morte e ucciso per questo un anno dopo. Nell’attentato morirono altre undici persone. Il vicepresidente dell’Egitto, Hosni Mubarak, rimase ferito e, dopo l’attentato a Sadat, ne prese il posto.
Chi era
Muhammad Anwar al Sadat arriva al Cairo dal basso Egitto quando ha sette anni (è nato a Mit-Abu I-Kawmil il 25 dicembre 1918). Si diploma a vent’anni alla Regia accademia militare e dopo la Seconda guerra mondiale, durante la quale viene accusato e arrestato due volte dagli inglesi per aver cooperato con i tedeschi, diventa parte di un’organizzazione cospirativa dell’esercito, gli “Ufficiali Liberi” che il 23 luglio 1952, guidati da Naguib e Nasser, depongono con un golpe re Faruk I. È Sadat ad annunciare alla radio nazionale la fine del Regno d’Egitto. Il colpo di Stato avviene grazie al tacito assenso dei Fratelli Musulmani. Prima del 1952 molti degli Ufficiali Liberi sono loro affiliati e, tra questi, anche Sadat.
Naguib governa per meno di due anni. Gmal Abdel Nasser gli succede e affida a Sadat la segreteria dell’Unione nazionale (il partito unico), la prima carica dell’Assemblea e, per due volte, la vicepresidenza (dal 1964 al 1966 e dal 1969 al 1970). Nasser muore per un attacco cardiaco il 15 ottobre del 1970. Sadat diventa Presidente. Una volta al potere, Sadat avvia una “seconda rivoluzione”, demolendo il sistema creato dal suo predecessore: apre agli investitori privati e alle potenze occidentali, e nel 1972 chiede il ritiro dall’Egitto dei consiglieri militari sovietici e di circa ventimila uomini del loro personale militare.
Il 6 ottobre 1973, il giorno dello Yom Kippur ebraico (il tempo dell’espiazione dei peccati), in accordo con la Siria, Sadat attacca Israele: l’obiettivo è recuperare una parte della Penisola del Sinai, quella che Israele ha occupato nella Guerra dei sei giorni. La guerra fallisce, l’obiettivo non viene raggiunto, né si stipula un accordo di pace favorevole all’Egitto. L’episodio conferma però, al mondo arabo, la forza del loro esercito e quella di Sadat.
La pace con Israele
Il 19 novembre del 1977 il presidente egiziano Sadat incontra a Gerusalemme il primo ministro di Israele Menhamen Begin e parla al Parlamento israeliano. A dicembre, Begin ricambia la visita. Il terzo incontro è a Camp David, negli Stati Uniti, alla presenza dell’allora presidente statunitense Jimmy Carter. Il 26 marzo del 1979 Israele ed Egitto firmano a Washington gli accordi di pace. L’anno dopo Sadat e Begin vincono il Nobel per la Pace. Sadat diventa definitivamente un traditore per i palestinesi e per il mondo arabo. Nel 1981 Sadat ordina l’arresto di oltre 1600 persone tra integralisti, dissidenti e militanti della sinistra. Il 6 ottobre, dopo l’attentato, nelle piazze di Tripoli, Beirut e nei territori palestinesi occupati, la gente scese per le strade a festeggiare.