A colazione da Tiffany, cinquant’anni fa
Il film con Audrey Hepburn e le sue paturnie fu proiettato per la prima volta al Radio City Music Hall di New York il 5 ottobre del 1961
A cinquant’anni dalla sua prima proiezione al Radio City Music Hall di New York, Colazione da Tiffany continua a essere uno dei film più noti e citati della storia del cinema. Tratto dal romanzo omonimo scritto da Truman Capote, è la storia di Holly, giovane accompagnatrice alla ricerca di un luogo nel mondo a cui possa sentire di appartenere. Per permettere le riprese, Tiffany, la più famosa gioielleria di New York, aprì per la prima volta di domenica: è il luogo che per Holly rappresenta la pace, la serenità, unico posto in cui riesce a dimenticare le sue “paturnie”.
Rappresentazione di una nuova femminilità meno drasticamente definita, più libertina ma non volgare, ingenua e al tempo stesso determinata, la Audrey Hepburn di Colazione da Tiffany è diventata un simbolo di eleganza e, come tutti i simboli, ha invaso l’immaginario cinematografico e televisivo: anche chi non ha visto il film sa riconoscerne le scene chiave, la colonna sonora, i temi.
La scena iniziale, con Holly che nella New York deserta dell’alba mangia una brioche di fronte alla vetrina di Tiffany, oltre a essere una delle più celebri è stata anche una delle più complicate da girare. Audrey Hepburn fu costretta a mangiare una brioche che detestava, e a impacciare ulteriormente la sua interpretazione c’era la folla di fan e curiosi, invisibili nel film, che la mettevano in imbarazzo. Si dice che solo dopo un piccolo incidente a un operatore sul set, riuscì a trovare la concentrazione necessaria per concludere la scena.
Le differenze tra film e libro sono parecchie, a cominciare dal finale. Il libro finisce con la partenza di Holly per il Brasile, mentre nel film resta a New York con Paul. E Paul stesso ha guadagnato un nome e un volto solo nell’adattamento cinematografico, mentre nel romanzo è l’anonimo narratore, il vicino di casa di Holly che ne racconta la storia dopo la sua scomparsa. Anche il periodo è diverso: il romanzo è ambientato nel 1943, il film nel 1960.
Alcune differenze ci insegnano anche qualcosa sulle regole a cui doveva sottostare il cinema di quegli anni: a causa del Codice Hays, che regolamentava le produzioni di Hollywood, furono alleggeriti gli aspetti controversi del personaggio di Holly. Eppure alcuni dettagli sono stati riportati con grande attenzione, come la balbuzie di Mag Wildford, la modella che nel libro diventava la coinquilina di Holly e nel film si limita a partecipare alla festa, o l’abitudine di Holly di suonare la chitarra sulla scala antincendio mentre attende che le si asciughino i capelli, avvolti in un asciugamano.
Si sa che Truman Capote avrebbe preferito Marilyn Monroe nella parte di Holly, al punto da accusare la Paramount di averlo scavalcato scegliendo di affidare la parte a Audrey Hepburn. Il manager di Marilyn Monroe l’aveva dissuasa dall’interpretare una prostituta, ritenendo il ruolo dannoso per la sua immagine. Tra gli altri nomi proposti per la parte vi erano quelli di Jane Fonda, Shirley MacLaine e Rosemary Clooney.
Per il ruolo di Gatto furono usati circa nove gatti rossi diversi, ma l’unico accreditato fu Orangey, star cinematografica felina che ebbe tantissimi ruoli tra gli anni Cinquanta e Sessanta. È stato l’unico gatto ad aver vinto due Patsy Awards, gli Oscar per animali.