Il presidente di Cipro è nei guai
Un rapporto lo accusa di essere responsabile dell'esplosione che a luglio ha ucciso 13 persone, tra cui il capo della marina
L’11 luglio scorso 13 persone sono morte nella base navale Evangelos Florakis a Zygi, nell’isola di Cipro, a causa dell’esplosione di 98 container contenenti munizioni, tra cui polvere da sparo. Le esplosioni, verificatesi intorno alle quattro del mattino, hanno anche danneggiato la principale centrale energetica del paese. Tra i morti ci sono il capo della marina cipriota e sei vigili del fuoco, mentre decine di persone sono rimaste ferite.
Oggi Polys Polyviou, ispettore dell’inchiesta pubblica con il compito di indagare sulle responsabilità dell’accaduto, ha presentato un rapporto in cui accusa il presidente cipriota Demetris Christofias di negligenza e di essere il principale responsabile dell’accaduto. Secondo Polyviou il presidente «non ha preso le misure elementari per salvaguardare la sicurezza dei cittadini di Cipro. In questo caso non parlo solo di responsabilità istituzionale ma di responsabilità personale, seria e molto pesante».
Le armi provenivano dall’Iran, erano dirette in Siria ed erano state sequestrate secondo quanto stabilito dalle sanzioni dell’ONU sulle spedizioni di armi iraniane. Erano state trasferite e conservate nella base navale dal 2009. Polyviou ha consegnato il rapporto al presidente, che in serata ha commentato le accuse rigettando duramente ogni responsabilità e rifiutando di dimettersi, per “non gettare Cipro nell’instabilità”.
Christofias aveva detto agli investigatori di non essere stato avvertito sui potenziali rischi, ma secondo Polyviou ne era perfettamente consapevole e non avrebbe preso alcuna precauzione. A causa dell’incidente si sono già dimessi il ministro della Difesa, Costas Papacostas, il Capo della Guardia Nazionale, Petros Tsalikides. Il portavoce dell’Authority, Costas Gavrielides, ha definito l’incidente un «disastro di proporzioni bibliche».
Foto: AP Photo/Philippos Christou