La crisi delle adozioni anche in Italia
Flavia Amabile sulla Stampa spiega a cosa si deve il calo del 35 per cento negli ultimi cinque anni
Qualche giorno fa parlavamo del calo delle adozioni nel Regno Unito e di come questo sia parzialmente imputabile, oltre che alla crisi economica, anche alla struttura burocratica che ne governa il funzionamento. In Italia la situazione non è migliore: le adozioni nazionali sono complicatissime, scegliere di adottare significa imbarcarsi in un percorso lungo anni e con pochissime certezze di riuscita. Ed è difficile anche trovare dati certi che forniscano un quadro realistico dello stato del sistema. Sulla Stampa di oggi Flavia Amabile spiega alcuni di questi dati, che come spesso accade fanno riferimento non al numero di adozioni riuscite ma esclusivamente alle domande di adozione presentate ai tribunali.
Gli italiani non hanno più voglia di adottare bambini. Non come un tempo, almeno. Lo si capisce dal numero di richieste delle coppie che si rivolgono ai Tribunali per ottenere il «decreto di idoneità», la patente di possibile genitore adottivo, il primo passo necessario per ottenere un bambino come figlio.
Sono in calo costante dal 2004 coloro che decidono di sottoporsi alla procedura per adottare un bambino all’estero e dal 2006 quelle che decidono altrettanto con un bambino italiano. Per l’estero il calo dal 2004 ad oggi è del 32%. In cinque anni una coppia su tre si è persa, sono passate da 8274 a 5576 del 2010, dato provvisorio ma non troppo lontano dalla realtà. Per l’Italia il calo è anche più repentino e sostenuto: si è passati dal picco del 2006 di 16234 richieste a 10611 del 2010, il 35% in meno.
Le coppie italiane, insomma, hanno sempre meno voglia di avviare il lungo iter che potrebbe portarli a adottare. E in tanti sostengono che i motivi siano economici. Adottare un bambino costa, e anche molto, in un momento di crisi e di instabilità come quello che si sta attraversando non tutti hanno la forza di affrontare le spese legate all’intera procedura.