L’Egitto cambia la legge elettorale
Dopo le nuove proteste di piazza i militari hanno fatto delle concessioni e stilato una tabella di marcia per il passaggio di potere ai civili
Sabato la giunta militare egiziana ha accettato di modificare la legge elettorale e ha stabilito una tabella di marcia per garantire il passaggio del potere alle autorità civili. Venerdì migliaia di persone si era riunite in piazza Tahrir – tra loro era presente anche l’attore Sean Penn – per chiedere la modifica delle legge elettorale e nuove riforme in senso democratico, protestando contro la concentrazione del potere nelle mani della giunta militare.
Alcuni partiti politici hanno minacciato di boicottare le elezioni parlamentari – fissate per il prossimo 28 novembre – se la giunta non accetterà le richieste dei manifestanti. La giunta aveva promesso di cedere il potere ai civili nel giro di sei mesi, ma a otto mesi dalla cacciata di Hosni Mubarak è ancora al governo del paese. È stata molto criticata per aver mantenuto alcune delle pratiche più odiate del regime di Hosni Mubarak, come l’eccessivo autoritarismo e la repressione degli oppositori.
Il generale Sami Anan, capo di stato maggiore della giunta, si è incontrato con una dozzina dei 50 partiti politici egiziani e ha promesso che i militari consegneranno il potere ai civili nel giro di sei mesi. La tabella di marcia proposta da Anan prevede che il parlamento – eletto a fine novembre – si riunisca a fine marzo o agli inizi di aprile 2012 per scegliere un comitato con il compito di stilare la Costituzione. Il documento verrà preparato entro ottobre e sottoposto a referendum nel giro di due settimane. Una volta approvato saranno aperte le candidature per la presidenza e si voterà nel giro di due mesi, quindi entro la fine dell’anno. La giunta ha deciso di permettere agli osservatori internazionali di assistere alle elezioni, cosa che era stata inizialmente rifiutata.
I militari hanno inoltre accettato di cambiare l’articolo della nuova legge elettorale che stabilisce che due terzi dei 500 seggi parlamentari siano destinati ai candidati dei partiti mentre un terzo sia riservato ai candidati indipendenti. Questo sistema è stato molto criticato perché permette agli ex membri del regime di candidarsi alle elezioni. La giunta ha anche promesso di porre fine ai processi militari ai civili, una pratica che ha mandato in carcere circa 10.000 civili negli ultimi otto mesi.
Foto di MOHAMMED HOSSAM/AFP/Getty Images