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  • Domenica 2 ottobre 2011

La Serbia annulla il Gay Pride

Il governo ha proibito ogni manifestazione prevista per oggi a Belgrado, temendo scontri e violenze contro gli omosessuali

Le autorità serbe hanno annullato una grande manifestazione a sostegno dei diritti degli omosessuali in programma per oggi a Belgrado, così come altre manifestazioni di protesta contro l’evento. La polizia di Belgrado ha dato la notizia ieri con un comunicato e ha detto che gli organizzatori dell’evento (chiamato Beograd Parada Ponosa, “parata dell’orgoglio”) potranno presentare ricorso. Il ministero dell’Interno ha bandito la possibilità di “raduni” nella città per l’1 e il 2 ottobre. L’organizzazione della parata ha pubblicato il comunicato della polizia sul proprio sito, senza alcun commento. La marcia sarebbe dovuta iniziare questa mattina alle dieci (le nove ora italiana) nel centro di Belgrado.

Il ministro dell’Interno Ivica Dacic ha detto venerdì che le manifestazioni sono state annullate per evitare disordini e violenze, dato che “a causa di queste manifestazioni – soprattutto di quelle contrarie alla parata – ci potevamo aspettare un’enorme minaccia alla pace e all’ordine pubblico. Abbiamo ricevuto rapporti che indicavano che ci sarebbero stati disordini nel centro di Belgrado… incendi di auto, di sedi di partiti politici, di sedi di aziende e ambasciate straniere”. Nel 2008, durante le proteste per la dichiarazione di indipendenza del Kosovo, vennero causati incendi nelle ambasciate degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali. Il presidente della Repubblica serbo Boris Tadic ha sostenuto la decisione di cancellare le manifestazioni previste per domenica, dicendo che è stata presa “per prevenire la violenza e la possibile perdita di vite umane”.

A ottobre del 2010, la manifestazione per i diritti degli omosessuali si tenne a Belgrado vicino ad una manifestazione che la contestava. Cinquemila poliziotti proteggevano circa mille manifestanti, che avevano ricevuto l’appoggio esplicito del ministro dell’Interno serbo. Ne risultarono scontri tra la polizia e estremisti di destra omofobi, che lanciarono bombe incendiarie e pietre. Le violenze provocarono un centinaio di feriti, incendi di auto e saccheggi di negozi. Sessanta persone vennero arrestate. La manifestazione del 2010 era la prima di quel tipo dopo il 2001, anno in cui si tenne il primo Gay Pride serbo, anche in quel caso attaccato con violenza da militanti di estrema destra. Per molti anni l’evento venne sospeso, e nel 2009 le autorità impedirono che si tenesse dopo che sui muri di Belgrado comparve un’ondata di graffiti intolleranti.

L’omofobia è molto diffusa in Serbia: il patriarca Irinej della Chiesa Ortodossa serba ha chiamato le marce per i diritti degli omosessuali “parate della vergogna”, che sono “estranee alla storia, alla tradizione e alla cultura [serbe]”. Irinej ha anche aggiunto di “avere l’impressione” che la manifestazione era stata organizzata per distogliere l’attenzione dalle “tragiche sofferenze” dei serbi in Kosovo, dove la tensione continua a rimanere alta: la scorsa settimana più di dieci soldati serbi e quattro soldati della NATO sono rimasti feriti in scontri intorno al confine tra Serbia e Kosovo. L’Unione Europea ha più volte invitato la Serbia a fare di più per il rispetto dei diritti umani degli omosessuali e delle minoranze, e la diffusione dell’omofobia gioca a sfavore della Serbia nella sua richiesta di adesione all’Unione.

Una scritta omofoba su un muro di Belgrado.
foto: ANDREJ ISAKOVIC/AFP/Getty Images