Chi vincerà il Nobel per la pace?
L'anno scorso fare previsioni era più facile, vediamo che cosa può succedere tra una settimana quando sarà nominato il vincitore
Oggi il Comitato del Premio Nobel per la pace si riunisce per l’ultima volta per decidere a chi assegnare l’importante riconoscimento di quest’anno. Il nome della persona o dell’organizzazione premiata non sarà reso noto subito, ma il prossimo 7 ottobre. Come da tradizione, a una settimana dall’annuncio ufficiale iniziano a circolare voci e ipotesi su chi potrebbe ricevere il Nobel per la pace quest’anno. Secondo diversi esperti, il premio potrebbe andare a qualche protagonista delle rivolte nel mondo arabo, mentre altri pensano che potrebbe essere il turno di una personalità europea o di una delle istituzioni che si battono per la tutela dei diritti umani.
L’organizzazione del Premio Nobel non ha dato alcuna indicazione sui possibili candidati, in compenso ha confermato di aver ricevuto 241 candidature. Tra queste ci sono anche 53 organizzazioni. Il premio lo scorso anno fu assegnato all’attivista cinese Liu Xiaobo «per il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina».
Primavera Araba
Uno o più protagonisti delle proteste e delle rivolte nel Nordafrica e nel Medio Oriente potrebbero ricevere il Nobel per la pace, dicono gli osservatori. I movimenti che hanno portato alla fine dei regimi autoritari in paesi come la Tunisia e l’Egitto sono nati dal basso, spesso senza grandi figure di riferimento e quindi potrebbe essere difficile identificare una singola persona da premiare. Una ipotesi è che il Nobel possa andare agli attivisti egiziani Abdel Fattah, Ahmed Maher per essere stati tra i fondatori del Movimento giovanile 6 aprile su Facebook a partire dalla primavera del 2008. Il loro impegno ha contribuito alla mobilitazione del paese e al conseguente scoppio delle rivolte, che ha infine spinto Hosni Mubarak ad abbandonare il potere.
Un altro possibile vincitore del premio potrebbe essere Wael Ghonim, il giovane blogger e responsabile del marketing di Google nel Medio Oriente che ha partecipato alle proteste di piazza Tahrir al Cairo. Per diversi giorni è diventato il punto di riferimento dei manifestanti, anche grazie a una sua bella intervista concessa dopo essere stato arrestato mentre si stava recando a manifestare.
Sul fronte della rivolta in Tunisia, il Nobel per la pace potrebbe andare a Lina Ben Mhenni, una attivista e blogger che aveva iniziato a criticare l’azione del governo tunisino prima delle proteste dello scorso dicembre. Sul proprio blog ha raccontato i giorni delle rivolte, diventando un punto di riferimento per centinaia di migliaia di manifestanti. La sua pagina Facebook intitolata “Tunisian Girl” ha raccolto migliaia di adesioni e la sua figura è stata raccontata dai media occidentali.
Sulla nomina di un personaggio o di un movimento protagonista della cosiddetta Primavera araba potrebbe influire il fatto che le candidature dovevano essere presentate entro il primo di febbraio. All’epoca la rivolta in Tunisia era al suo culmine, mentre quella in Egitto stava vivendo solamente i primi fermenti e le sue dimensioni non erano ancora chiare. C’è comunque da ricordare che durante la prima riunione i giurati hanno potuto indicare altre possibili candidature. L’incontro si è svolto il 28 di febbraio, in un momento in cui le proteste si erano ormai diffuse in altri paesi come lo Yemen, la Libia e il Bahrein. Il Comitato che si occupa di nominare il vincitore ha poi la possibilità di considerare gli eventi successivi alla ricezione delle nomine per fare la propria scelta.
Sima Samar
Il Nobel per la pace 2011 sarà annunciato il 7 ottobre, il giorno che segna anche i dieci anni dall’inizio della guerra in Afghanistan in risposta agli attacchi terroristici dell’11 settembre negli Stati Uniti. Il premio potrebbe andare all’attivista afgana Sima Samar, che si batte per i diritti delle donne nel paese ed è a capo della Indipendent Human Rights Commission.
Julian Assange / WikiLeaks
Si sa che l’organizzazione e lo stesso Assange sono stati candidati al Premio Nobel, ma una loro vittoria sembra essere alquanto remota. Negli ultimi mesi Wikileaks ha ricevuto molte critiche per aver diffuso documenti riservati integralmente, rivelando i nomi di chi collabora con la diplomazia statunitense e mettendo potenzialmente in pericolo molti informatori. Assange ha avuto diversi problemi giudiziari e la vicenda che ha portato a incriminarlo per stupro non è ancora del tutto chiara.
Unione Europea
È una delle candidature più ricorrenti per il Nobel. Premiare l’Unione potrebbe dare un forte segnale in un momento critico, dovuto alla crisi economica che sta minando il progetto di unificazione. L’UE ha contributo a far mantenere la pace in buona parte del continente e da tempo ci si chiede quando questo risultato sarà riconosciuto dal Comitato dei Nobel.
Helmut Kohl
La sua candidatura si ricollega a quella dell’Unione Europea. L’ex cancelliere tedesco è stato uno dei principali protagonisti della riunificazione in Germania e della fine della Guerra Fredda. Anche grazie al suo impegno l’Unione Europea ha trovato una maggiore stabilità economica, che ha consentito di dare vita al progetto dell’euro.
Daniel Barenboim
Di origine argentino-israeliane, è considerato uno dei più grandi direttori d’orchestra del ventesimo e del ventunesimo secolo. Alla sua passione per la musica ha sempre affiancato quella per i diritti umani, interessandosi in particolare del conflitto tra israeliani e palestinesi. Si è impegnato per riavvicinare i due popoli con la musica, organizzando concerti anche nella Striscia di Gaza. È da sempre molto critico nei confronti dell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele e questo potrebbe rendere meno probabile la sua vittoria.
E ancora
Negli ultimi giorni hanno ripreso anche a circolare alcuni nomi che non mancano mai nella rosa dei potenziali vincitori del Nobel per la pace. Tra i tanti personaggi spiccano: Yoani Sánchez, l’attivista cubana che racconta sul suo blog molto seguito la difficile vita sull’isola; Svetlana Gannushkina, che si batte per il rispetto dei diritti umani in russia con la sua organizzazione non governativa Grazhdanskoe Sodeistvie; Rania di Giordania, moglie del re Abd Allah II, è impegnata in numerose attività benefiche nel proprio paese e all’estero con l’UNICEF.
A differenza dello scorso anno, per il prossimo Nobel per la pace non c’è comunque una candidatura forte e facilmente identificabile come quella di Liu Xiaobo. Il responsabile del comitato dei Nobel, Thorbjoern Jagland, assicura comunque che il premiato di quest’anno sarà “interessante” almeno quanto i Nobel degli ultimi due anni ottenuti da Barack Obama e dall’attivista cinese.