Chi viene dopo Draghi alla Banca d’Italia
Una guida alla complessa nomina del nuovo governatore, che sta mettendo in difficoltà il governo
Mario Draghi, 63 anni, è stato nominato presidente della Banca Centrale Europea lo scorso giugno, e assumerà il nuovo incarico (della durata di otto anni e non rinnovabile) a partire dal prossimo 1 novembre, succedendo al francese Jean-Claude Trichet. Draghi è tuttora governatore della Banca d’Italia, la banca centrale italiana, carica che ha assunto nel gennaio 2006, dopo le dimissioni di Antonio Fazio in seguito al caso Antonveneta.
La scelta del prossimo governatore della Banca d’Italia, però, tarda ad arrivare, e sui giornali si parla molto di un disaccordo sui candidati all’interno della maggioranza, in una complessa situazione di cui sono protagonisti principali Silvio Berlusconi, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e gli organi direttivi della stessa Banca d’Italia.
La carica di governatore della Banca d’Italia
La figura del governatore venne introdotta nel 1928, quando venne aggiunto come ruolo direzionale di nomina politica dotato di poteri più ampi rispetto alla preesistente carica di direttore generale. La Banca d’Italia era responsabile dell’emissione della moneta e del controllo sul sistema bancario nazionale: le funzioni monetarie sono ora passate all’Unione Europea, ma la Banca d’Italia mantiene il suo ruolo di vigilanza sulle banche, sulle transazioni finanziarie e contro le attività di riciclaggio, oltre ad avere voce in capitolo nella Banca Centrale Europea attraverso un posto nel suo consiglio direttivo.
Dal 2005 l’incarico di governatore dura sei anni ed è rinnovabile per altri sei. In precedenza il mandato non aveva limiti espliciti. L’ultima parola sulla nomina spetta formalmente al presidente della Repubblica, che nomina il governatore con un decreto, ma la proposta viene dal presidente del Consiglio. Il collegio superiore della Banca d’Italia, formato da tredici membri eletti nelle principali sedi territoriali della banca centrale, è tenuto ad esprimere un parere sul candidato presentato dal presidente del Consiglio.
La situazione e i candidati
Vista la difficile situazione economica nazionale e internazionale, la scelta di un nuovo governatore deve avvenire nei tempi stabiliti e senza strappi, per non influenzare negativamente i mercati finanziari dando l’impressione di scarsa affidabilità e coesione tra il governo e la banca centrale. Il consiglio superiore della Banca d’Italia si è riunito mercoledì scorso in seduta ordinaria, ma non ha potuto dare alcun parere dato che il governo non ha ancora presentato un candidato; la prossima seduta ordinaria è prevista per il 24 ottobre.
I candidati principali sarebbero due: l’attuale direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, e il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. I temi centrali che differenziano i principali candidati sono due: il ruolo e le funzioni dell’Unione Europea in materia di politica finanziaria e il rapporto verso le banche.
Fabrizio Saccomanni – 68 anni, di Roma, è stato nominato da Mario Draghi nel 2006, che lo fece tornare in Banca d’Italia (dove Saccomanni aveva lavorato per più di trent’anni) da Londra, dove si era trasferito nel 2003 per fare il vicepresidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. La sua candidatura è appoggiata dallo stesso Draghi e dal consiglio superiore della Banca d’Italia.
Saccomanni condivide le principali posizioni di Draghi in materia di politiche economiche e sarebbe quindi una scelta “di continuità”: in particolare, appoggia le politiche di maggior rigore fiscale che sono state la principale risposta dell’Europa per fronteggiare la crisi negli ultimi mesi, ed è contrario all’istituzione degli eurobond, sostenuta da tempo dal ministro Tremonti. Anche per quanto riguarda il sistema bancario, Draghi (e Saccomanni) seguono la linea del rigore, che non esclude anche la contrapposizione. Visto il suo appoggio all’interno dell’istituzione e da parte di Mario Draghi, è il candidato con maggiori possibilità di essere nominato.
Vittorio Grilli – 54 anni, milanese, è una personalità estranea alla Banca d’Italia, dato che durante la sua carriera ha lavorato fin dagli anni Novanta al ministero del Tesoro prima e dell’Economia poi. Attualmente è direttore generale del dipartimento del Tesoro, che dipende dal ministero dell’Economia ed è il “successore” del ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica dopo che questo, nel 2001, venne accorpato con il ministero delle Finanze per formare il nuovo ministero dell’Economia.
Grilli sarebbe il candidato sostenuto da Giulio Tremonti, con cui condivide la convinzione nella necessità degli eurobond e di un unico ministero dell’Economia europeo: l’economia europea dovrebbe avere quindi, secondo questa impostazione, una direzione politica, e non “tecnica” come quella che è portata avanti ora da Francoforte. Verso il sistema bancario, Grilli condivide con Tremonti una linea più morbida e interlocutoria con il sistema delle banche italiane.
Sui giornali di questi giorni si sono fatti i nomi di parecchi altri possibili candidati, di diversa plausibilità: tra questi personalità interne alla Banca d’Italia come Ignazio Visco e Anna Maria Tarantola, entrambi vicedirettore generale, oppure Lorenzo Bini Smaghi, che dal giugno 2005 fa parte del Comitato esecutivo della Banca centrale europea.
Da sinistra: Fabrizio Saccomanni, Mario Draghi, Vittorio Grilli
foto: Roberto Monaldo / LaPresse