Chi è Chris Christie
Ritratto dell'uomo politico americano che in molti vorrebbero tirare dentro alle primarie repubblicane
di Francesco Costa
C’è un uomo politico statunitense di cui da qualche giorno si parla moltissimo. La campagna elettorale per le presidenziali del 2012 è già abbondantemente iniziata, ma l’uomo di cui si parla non è il presidente uscente Obama né uno dei molti repubblicani che hanno già annunciato di volergli contendere la rielezione. Si chiama Christopher Christie, detto Chris, ha 49 anni, è repubblicano e fa il governatore del New Jersey. Di padre irlandese e madre italiana, Christie è sposato e ha quattro figli, ha studiato giurisprudenza e da settimane riceve inviti e pressioni di membri molto influenti dell’establishment repubblicano – da Nancy Reagan alla famiglia Bush, per fare i nomi più noti e grossi – che lo invitano a candidarsi alla presidenza facendo appello al suo senso di responsabilità, spiegandogli che è necessario per il partito e per il Paese.
Le difficoltà dei repubblicani
I repubblicani hanno già parecchi candidati in campo. Ma hanno il problema che nessuno di loro in questo momento sembra davvero in grado di vincere a novembre 2012, nonostante la debolezza di Obama. Il problema è noto da tempo e ha a che fare con lo spostamento a destra dell’elettorato repubblicano, fomentato durante il primo anno di amministrazione Obama e coagulato intorno ai cosiddetti tea party. I primi dibattiti televisivi tra gli sfidanti di Obama hanno mostrato una serie di personaggi oggettivamente improponibili in vista delle presidenziali, indigesti agli elettori indipendenti e moderati, ma che godono di notevoli popolarità nell’elettorato repubblicano: Rick Santorum, Newt Gingrich, Michele Bachmann, Ron Paul. Non solo: hanno mostrato un elettorato dalle posizioni spesso ancora più radicali di quelle dei candidati più estremisti, col pubblico che si è fatto notare per avere fischiato un soldato americano in Iraq perché gay, per avere esultato all’idea di condannare centinaia di persone alla pena capitale o lasciare morire una persona priva di assicurazione sanitaria.
I due favoriti, Mitt Romney e Rick Perry, non sono finora riusciti a cambiare il corso delle cose nel partito e anzi spesso lo hanno subito. Perry ha molto deluso nei dibattiti, esaurendo la spinta propulsiva della sua tardiva candidatura e mostrando posizioni estremiste su temi sensibili come il welfare. Romney ha mantenuto un profilo più equilibrato ma è costretto a difendersi un giorno sì e l’altro no dall’accusa di avere cambiato idea su tutto e di essere una banderuola inaffidabile (cosa che in effetti un po’ è). I sondaggi confermano quanto sopra, per adesso: pur con tutte le enormi difficoltà che Barack Obama sta incontrando in questa fase del suo mandato e pur con la sua popolarità in calo verticale, non c’è un solo candidato repubblicano che ottenga numeri stabilmente migliori dei suoi nelle rilevazioni sul gradimento degli americani. Per questa ragione molti dirigenti del partito repubblicano pensano che serva un altro candidato, e pensano che quel candidato sia Chris Christie.
Chi è Christie
Il profilo politico di Christie è moderatamente conservatore. Liberista in economia, accorto sui temi sociali, personalmente contrario all’aborto ma contrario anche alla completa eliminazione della libertà di scelta, a favore delle agevolazioni fiscali agli studenti delle scuole private. Critico verso le agenzie governative per la difesa dell’ambiente che multano aziende a destra e a manca, ma volenteroso e concreto negli investimenti nelle energie rinnovabili. Favorevole alle unioni civili tra gli omosessuali ma contrario ai matrimoni gay. Christie è uno degli ultimi esemplari rimasti di una specie di razza in via di estinzione: il repubblicano mainstream, capace di tenere insieme la destra e il centro del partito, capace di sostenere posizioni forti e riconoscibili senza lasciarsi andare agli eccessi dei tea party. Nel corso della sua carriera, da procuratore prima e da governatore poi, a Christie è capitato per esempio di difendere immigrati clandestini e di schierarsi a difesa delle pensioni del settore pubblico.
Ah, e c’è un’altra cosa da sapere su Christie. È obeso. E gli Stati Uniti non hanno una storia di politici grassi e di gran successo. L’ultima persona grassa a essere arrivata alla Casa Bianca è il repubblicano William Howard Taft, ventisettesimo presidente degli Stati Uniti, eletto nel 1909 e passato alla storia tra le altre cose per essere rimasto incastrato nella vasca da bagno della Casa Bianca. Taft perse ben 36 chili durante la sua amministrazione, fu sconfitto da Woodrow Wilson nel 1912 ma meno di dieci anni dopo fu nominato giudice capo della Corte Suprema. Da parecchio tempo si discute dell’obesità di Christie e di quanto questa possa rappresentare un ostacolo alle sue eventuali ambizioni presidenziali: e potete immaginare quanto si dica in termini di identificazione con l’elettorato, di rappresentazione di cattivi stili di vita, eccetera. Per adesso appare più convincente chi sostiene che, specie in un momento storico così delicato, agli americani importi poco della stazza del loro candidato, un po’ come accadde nel 2008 con il colore della pelle di Obama.
«Non mi sento pronto»
Negli ultimi giorni Christie ha tenuto aperta la porta a una possibile candidatura, tra l’altro grazie anche a un apprezzato discorso alla Ronald Reagan Library durante il quale ha criticato Obama ma ha anche parlato della necessità imperativa di trovare compromessi in politica, una cosa che oggi equivale a spruzzare acido negli occhi degli elettori repubblicani. Nelle scorse settimane, però, Christie si era più volte chiamato fuori dalla campagna in vista delle presidenziali del 2012. E lo aveva fatto usando argomenti che in caso di candidatura gli si rivolteranno contro. Questo video, messo insieme da Politico, mostra come fino a pochissimo tempo fa Christie dicesse di non sentirsi pronto, di non essere pronto, di non sentire «nel cuore, nella testa e nello spirito» di voler fare il presidente degli Stati Uniti. D’altra parte Christie ha pochissima esperienza politica: è stato procuratore in New Jersey ed è stato eletto governatore soltanto nel 2009.
L’uomo nuovo
Tuttavia, anche l’entusiasmo di questi giorni attorno a Christie e i numeri favorevoli dei sondaggi non dovrebbero essere presi per oro colato. La mediocrità del panorama repubblicano ha fatto sì che da mesi a questa parte, infatti, ogni nuovo candidato ottenesse grandi accoglienze e popolarità nelle prime settimane di campagna. È stato così per Michele Bachmann, che a un certo punto sembrava la favorita; è stato così per Rick Perry, che sembrava avere stravolto la corsa tra i repubblicani. È stato così persino per Donald Trump.
I problemi del calendario
Quel che è certo è che Christie non ha molto tempo. I suoi eventuali avversari sono in corsa da mesi, hanno staff in quasi tutti gli Stati del paese e lavorano da tempo ai fianchi dell’elettorato repubblicano dei cosiddetti early states, gli Stati che votano prima per le primarie, cioè Iowa, New Hampshire, South Carolina e Nevada. Il vantaggio degli eventuali avversari di Christie in termini di organizzazione e finanziamenti raccolti è notevole, anche se Christie ha già avuto rassicurazioni da una serie di notevoli finanziatori repubblicani e non si candiderà se non reputerà possibile una rimonta. Poi c’è il problema del calendario delle primarie: le date non sono ancora definitive, ma diventa ogni giorno più probabile che in Iowa e in New Hampshire si tengano all’inizio di gennaio 2012. Non solo: per partecipare alle primarie repubblicane della Florida bisogna presentare moduli e documentazione ufficiale entro il 31 ottobre. Chris Christie ha un mese, insomma, per decidere cosa fare del suo futuro.