Il PD rimanda la decisione sui Radicali
Dopo la mancata partecipazione al voto di ieri, il PD si prende del tempo per decidere le eventuali sanzioni
Aggiornamento. Il direttivo del PD alla Camera ha deciso di non comminare nessuna sanzione ai Radicali, rimandando una decisione definitiva successivamente a un incontro “politico”. Scrive così il Corriere della Sera:
Il Pd non punisce i sei deputati radicali che mercoledì non hanno preso parte al voto su Romano a Montecitorio, in segno di protesta pro-amnistia. Niente espulsione, dunque. È questo l’esito della riunione del direttivo convocata per discutere della posizione assunta mercoledì in Aula dai pannelliani. «C’è da affrontare il nodo politico del rapporto tra i due partiti, perciò ci sarà l’incontro tra i partiti e dopo riuniremo nuovamente il direttivo del gruppo per decidere quale misura adottare», ha detto Dario Franceschini. «Ieri – ha aggiunto il capogruppo del Pd alla Camera – in un momento politicamente e parlamentarmente rilevante e centrale per i rapporti tra maggioranza e opposizione i Radicali hanno assunto un atteggiamento molto grave. Se si fosse trattato di un singolo deputato il caso si sarebbe risolto con le sanzioni previste dal nostro Statuto ma la valutazione fatta dopo la loro richiesta di un incontro tra partiti è che c’è un nodo politico da affrontare».
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Ieri la Camera dei Deputati ha respinto la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione nei confronti del ministro dell’Agricoltura Saverio Romano. I voti contrari sono stati 315, quelli favorevoli sono stati 294. Ci sono stati anche degli assenti, 19, e tra questi 7 del Partito Democratico: oltre a Marianna Madia, appena diventata mamma, hanno disertato il voto i 6 deputati radicali eletti nelle liste del PD: Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci, Maurizio Turco ed Elisabetta Zamparutti. I sei deputati radicali, che a maggio del 2010 si sono autosospesi dal gruppo del PD, erano presenti in aula ma – appreso che il loro voto sarebbe stato ininfluente ai fini del passaggio della sfiducia, dicono – hanno deciso di non partecipare al voto, allo scopo di denunciare il sovraffollamento delle carceri e chiedere un provvedimento di amnistia.
La decisione dei radicali di non partecipare al voto è stata molto contestata da diversi loro colleghi del Partito Democratico, nelle cui liste erano stati eletti nel 2008 e al cui gruppo parlamentare appartengono. Rosy Bindi, presidente del PD, è stata vista parecchio arrabbiata in aula. Dario Franceschini, capogruppo del PD alla Camera, ha detto che «il comportamento dei radicali è incomprensibile, intollerabile e non era stato nemmeno preannunciato».
Questa mattina negli uffici del PD alla Camera lo stesso Dario Franceschini ha incontrato i sei deputati radicali. Alle 13.30 il direttivo del gruppo del PD si riunirà per decidere se e quali “sanzioni” comminare ai sei deputati: in molti da ieri parlano apertamente della possibilità di espellerli dal gruppo parlamentare. «Visto che Franceschini ha parlato di rapporto politico tra il Pd e la delegazione Radicale», ha detto Rita Bernardini, che è in sciopero della fame dal 14 settembre, «allora noi abbiamo risposto che se di rapporto politico si tratta, si organizzi un incontro di Marco Pannella ed Emma Bonino con il segretario del PD Bersani. Vedremo le sanzioni che decideranno di adottare ma forse si dimenticano che già da un anno noi siamo autosospesi dal gruppo per mancanza di interlocuzione col PD».
Emma Bonino ha difeso i suoi compagni di partito dalle accuse di tradimento, dicendo che «i radicali hanno dato motivazioni politiche e non hanno partecipato al voto utilizzando lo spazio di intervento per ribadire il concetto più importante per noi oggi riguardo la democrazia, l’amnistia, l’interruzione del comportamento criminale delle istituzioni italiane. Trovo strabiliante arrivare a minacciare l’espulsione dal gruppo, vedremo come va stamattina. La delegazione radicale ha un’autonomia all’interno del gruppo e minacciare l’espulsione è veramente una formula che si sperava davvero che il PD nell’anno 2011 avesse superato concettualmente».
foto: Mauro Scrobogna /LaPresse