La visita di Walesa a Jaruzelski
La storia dell'ultimo generale comunista polacco, oggi vecchio e malato, che sabato ha ricevuto la visita del suo storico avversario, Lech Walesa
Wojciech Jaruzelski ha 88 anni ed è polacco. Dal 15 settembre è ricoverato in ospedale per una polmonite, conseguenza della chemioterapia a cui si sottopone da tempo per via di un linfangioma. Sabato 24 settembre è andato a trovarlo un altro cittadino polacco, Lech Walesa, che ha vent’anni meno di lui. La notizia è che i due – il secondo oggi è sensibilmente più famoso del primo – trent’anni fa erano rivali, leader e rappresentanti di due parti diverse, lontanissime e in continua battaglia tra loro. E per questa ragione la notizia dell’incontro e le relative foto, nonché il racconto del suo tono affettuoso e cordiale, sono circolate molto in Polonia.
Quando nel 1939 la Germania invade la Polonia, Wojciech Jaruzelski è un ragazzo di 16 anni. La sua famiglia scappa in Lituania ma pochi mesi dopo i paesi baltici vengono invasi e incorporati dall’Unione Sovietica. Jaruzelski e la sua famiglia vengono catturati e deportati prima in Siberia e poi in Kazakistan, dove sono sottoposti ai lavori forzati. I genitori di Jaruzelski muoiono, lui si procura danni permanenti alla colonna vertebrale e agli occhi, danneggiati dai raggi ultravioletti riflessi dalla neve (la cosa lo costringerà a usare occhiali da sole per il resto della sua vita). Jaruzelski decide di arruolarsi nell’esercito sovietico e nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale, viene mandato a combattere nell’esercito polacco sotto il comando sovietico: partecipa alla presa di Varsavia e a quella di Berlino, viene promosso generale, si unisce al partito comunista polacco e combatte attivamente i locali movimenti anticomunisti. La sua carriera da quel momento è verticale: capo delle forze armate polacche nel 1960, capo dello staff del ministero della Difesa nel 1964, ministro della Difesa nel 1968, per anni si distingue per il carattere inflessibile e per la repressione particolarmente spietata dei dissidenti politici e degli ebrei.
Nel 1981 Jaruzelski diventa primo ministro della Polonia e segretario del Partito comunista polacco. In quegli anni in Polonia si fa strada un sindacato dal nome Solidarność. Alla sua guida c’è un sindacalista già noto per aver organizzato manifestazioni, scioperi e sabotaggi contro il regime comunista, più volte arrestato e minacciato: si chiama Lech Walesa. Nel corso del tempo la sua organizzazione arriva a contare fino a 10 milioni di iscritti, un quarto della popolazione polacca. Walesa diventa il volto dei movimenti anti-regime in Polonia, cosa che gli comporta una grande popolarità nazionale e internazionale, e diventa soprattutto il rivale numero uno di Jaruzelski.
Per molti mesi Solidarność organizza scioperi e cortei sempre più partecipati e affollati, finché dopo settimane di crisi e instabilità Jaruzelski istituisce la legge marziale, accusando Walesa di voler ordire un colpo di Stato o un’invasione da parte dell’Unione Sovietica (che però nega di voler intervenire in Polonia). La legge marziale dura dal 13 dicembre 1981 fino al 22 luglio 1983. Durante questo periodo migliaia di attivisti politici sono arrestati e detenuti senza processo, oltre 100 persone sono uccise. Movimenti e sindacati come Solidarność vengono messi al bando. Lo stesso Lech Walesa viene arrestato. Le strade delle maggiori città sono pattugliate costantemente da militari e carri armati. Le linee telefoniche vengono staccate, la corrispondenza viene sistematicamente controllata e censurata, le lezioni nelle scuole e nelle università vengono sospese. Fabbriche, stazioni, mezzi di comunicazione, ospedali, porti, miniere vengono posti sotto il controllo diretto dei militari. Il cibo viene razionato. Parecchi polacchi tentano di scappare: dal 1980 al 1983 undici voli partiti dalla Polonia vengono dirottati e fatti atterrare all’aeroporto Tempelhof di Berlino. Sempre nel 1983 Walesa vince il premio Nobel per la Pace, ma il regime polacco gli impedisce di ritirarlo. La legge marziale viene ritirata nel 1983. I prigionieri politici vengono liberati soltanto con l’amnistia del 1986.
L’arrivo di Mikhail Gorbaciov al vertice del partito comunista sovietico, nel 1985, le complicatissime condizioni dell’economia del paese e la crescente popolarità dei sindacati portano poi il regime polacco a tentare di ricostruire un dialogo con Walesa e Solidarność. Nel 1989 si tengono dei negoziati e si stabilisce infine l’istituzione di un parlamento bicamerale aperto alle forze della società civile polacca. Alle elezioni del 1989, le prime elezioni libere del Paese, i comunisti ottengono la maggioranza relativa alla Camera – non quella assoluta – e conquistano un solo seggio al Senato, con Solidarność a prendere tutti gli altri 99, mentre Jaruzelski viene eletto presidente del Paese. L’alleanza tra Solidarność e alcuni partiti ex alleati dei comunisti costringe Jaruzelski a nominare Tadeusz Mazowiecki premier, il primo premier non comunista della Polonia dal 1948. Jaruzelski si dimette dopo pochi mesi, nel 1990, e gli succede proprio Lech Walesa. Un anno dopo Jaruzelski lascia anche le forze armate. I due storici rivali finiscono per essere quindi i primi due presidenti della Polonia libera. Oggi Jaruzelski si definisce un socialdemocratico, dice che il comunismo è stato un fallimento. La Polonia è divisa tra chi lo considera un patriota che ha guidato il Paese in una transizione difficile e chi lo considera un despota e un traditore. La visita di Walesa è stata letta unanimemente come un tentativo di riconciliare il Paese e lasciare alla Storia un giudizio finale e distaccato sul suo vecchio e malato rivale.