L’affaire Karachi perseguita Sarkozy
Nuove testimonianze rafforzano le accuse sui fondi neri gestiti durante la campagna elettorale del 1995
A sette mesi dalle elezioni presidenziali il presidente francese Nicolas Sarkozy si trova con un vecchio guaio da gestire. Ieri il giudice Renaud Van Ruyembeke ha incriminato per complicità in malversazione due dei suoi più stretti collaboratori: Thierry Gaubert e Nicolas Bazir. L’accusa ha a che fare con quello i giornali francesi hanno definito l’affaire Karachi, un giro di tangenti legato alla vendita di sottomarini tra Francia e Pakistan.
La vicenda risale al 1995, quando Sarkozy e Bazir erano rispettivamente responsabile della campagna elettorale e portavoce di Edouard Balladur, candidato alla presidenza contro Jacques Chirac. L’accusa sostiene che parte dei fondi utilizzati da Balladur – circa venti milioni di franchi allora, oggi circa tre milioni di euro – provenissero da Karachi, il centro finanziario più importante del Pakistan, a cui la Francia avrebbe appunto fornito una serie di sottomarini.
L’inchiesta nacque in seguito alle indagini su un attentato che nel 2002 a Karachi uccise undici tecnici francesi. Le indagini ipotizzarono – dopo i primi sospetti sul terrorismo islamista – che si sia trattato di una ritorsione pakistana per la vendita di sottomarini più avanzati all’India e per l’interruzione delle tangenti verso il Pakistan decisa da Chirac subito dopo la vittoria elettorale. I sospetti sono tornati a prendere forza nelle ultime settimane, in seguito alla testimonianza delle ex mogli di Gaubert e di Ziad Takieddine, l’intermediario libanese che avrebbe gestito l’operazione.
Ieri la moglie di Gaubert – figlia del principe Alessandro di Jugoslavia e di Maria Pia di Savoia, ha raccontato che il marito aveva accompagnato Takieddine in Svizzera nel 1994 e nel 1995 per prelevare valigie piene di soldi. Valigie che poi in Francia sarebbero state recuperate da Nicolas Bazire. La versione sarebbe stata confermata anche dall’ex moglie di Takieddine, Nicola Johnson. Sarkozy, che ieri si trovava a New York per festeggiare i 125 anni della Statua della Libertà, ha diffuso un comunicato nel quale nega ogni coinvolgimento nella vicenda e denuncia i tentativi di calunnia e «strumentalizzazione politica».