La Camera salva Marco Milanese
Respinta la richiesta di arresto del deputato PdL con 6 voti di scarto
La Camera dei Deputati ha respinto la richiesta di arresto presentata dalla procura di Napoli nei confronti di Marco Milanese, approvando la relazione della maggioranza nella Giunta delle autorizzazioni. I voti favorevoli alla relazione sono stati 312, i contrari sono stati 305 (ma Enrico Letta ha detto che il suo voto non è stato conteggiato, e c’erano due assenti). Di seguito il racconto dei lavori della mattinata.
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12.26 – Due gli assenti nell’opposizione: Tremaglia, FLI, per motivi di salute, e Merlo dell’UdC.
12.20 – Enrico Letta interviene per dire che il suo voto non è stato conteggiato nei tabulati, e chiede che rimanga agli atti che aveva votato a favore dell’arresto «e che quindi i 305 voti in realtà sono 306».
12.19 – Mattia Feltri riferisce di un “caldo abbraccio e caldo bacio della Santelli a Milanese”, una “scena quasi hard”.
12.15 – Come da prassi, c’è molto casino in aula. A guardare i numeri, la maggioranza è stata compattissima: praticamente manca solo il voto di Tremonti, che è a Washington, e qualcuno ha votato con loro dal gruppo misto. Ma 312 non è la maggioranza assoluta.
12.11 – Presenti 617, maggioranza 309, favorevoli 312, contrari 305. La Camera approva la relazione di maggioranza e respinge la richiesta di arresto.
12.09 – Tra poco si vota. Il voto si esprime sulla relazione di maggioranza. Questo vuol dire che chi vota Sì vota contro l’arresto, chi vota No vota a favore dell’arresto.
12.07 – Papa dice che l’arresto di Milanese deve essere osteggiato «difendere la libertà e la credibilità dell’istituzione parlamentare, che rischia di morire definitivamente».
12.05 – Ora parla Pepe, per un minuto. Altri pop corn.
12.04 – È bene ricordare ai più distratti che Paniz deve il grosso della sua notorietà a un temerario intervento parlamentare in cui si disse sicuro che secondo Berlusconi Ruby fosse la nipote di Mubarak.
12.03 – «Viviamo un’epoca di grandi sovvertimenti», dice Paniz. C’è mai stata un’epoca inopportuna per frasi del genere?
12.02 – Paniz dice che l’arresto di Papa è stato «un sacrificio umano» per placare «l’ira anti-casta del popolo».
12.01 – «Ricordiamoci dei nomi altisonanti rotolati nella polvere», dice Paniz. «Ricordiamoci Mannino, Margiotta»
12.00 – Ancora bollettino di guerra: Maria Grazia Siliquini si è rotta un piede ed è in carrozzina, segnala Andrea Sarubbi su Twitter.
11.59 – Bisogna avere una certa faccia tosta per militare in questo centrodestra e fare una tirata sul sovraffollamento delle carceri.
11.57 – Berlusconi e Bossi arrivano in aula.
11.56 – Esordio sentimentale: «qui vicino a me c’è il banco vuoto di Alfonso Papa».
11.56 – Parla Paniz. Preparare pop corn.
11.55 – Rosato tenta di far addormentare gli esponenti della maggioranza, così magari non votano.
11.48 – Parla Ettore Rosato, del Partito Democratico, ed elenca nuovamente gli elementi indiziari a carico di Milanese. Poi parlerà Paniz, del PdL.
11.46 – Mattia Feltri riferisce di chiacchiericcio e “minisummit” tra esponenti del PdL e della Lega.
11.44 – C’è un gran passeggiare di deputati leghisti alle spalle di Paolini, che si distrae e perde il filo.
11.43 – Ah, un dettaglio: Paolini lamenta del fatto che Papa è in galera da tre mesi, quando il suo partito votò a favore dell’arresto.
11.42 – Abbiamo visto tutto: persino un leghista – un leghista! – che dice di ispirarsi al diritto anglosassone.
11.41 – Rifacciamo i conti dopo la dichiarazione di voto dell’UdC e alla luce dell’assenza di Tremonti. In questo momento i contrari all’arresto sarebbero 309 mentre i favorevoli sarebbero 295. Sono ancora in bilico 3 voti delle minoranze linguistiche, 2 liberaldemocratici e 15 deputati del gruppo misto (tra cui quelli del MPA). Senza contare le assenze, da entrambe le parti. E il voto segreto.
11.40 – Parla Paolioni della Lega Nord. Informazioni per orientarsi: la Lega è divisa. I bossiani sono per votare no l’arresto, i maroniani (sono una trentina) sono per votare sì all’arresto, come con Papa, ma per ora si adeguano alla linea del “capo”. Almeno a parole, perché poi c’è il voto segreto.
11.37 – Colpo di scena: Mantini dice che l’UdC voterà contro la proposta della Giunta, quindi a favore dell’arresto.
11.35 – Mantini ha un altro argomento interessante: il gip che ha disposto la custodia cautelare contro Milanese è lo stesso che due giorni fa ha accolto la tesi di Berlusconi sul caso Tarantini. Per questo, dice, non vediamo intenti persecutori.
11.33 – Mantini molto critico su Milanese, parla di «seri elementi di prova». Poi però dice che «c’è troppa custodia cautelare in Italia», ed è difficile dargli torto: la metà delle persone detenute nelle affollatissime carceri italiane sono persone mai condannate, detenute in attesa di processo.
11.31 – Veltroni e Bersani arrivano in aula, segnala Mattia Feltri. Ancora nessuna traccia del PresdelCons.
11.29 – Pierluigi Mantini era stato eletto deputato nelle liste del PD in Lombardia.
11.28 – Parla Mantini dell’UdC, intervento interessante perché l’UdC non ha dato indicazioni di voto.
11.27 – Il grigio Moffa è piuttosto su di giri, difende Papa che è in carcere da tre mesi e si chiede «se è dignitoso per il Parlamento ad assistere impotente a questo modo di applicare la legge».
11.21 – Parla Moffa, dei Responsabili (che ora si chiamano “Popolo e Territorio”). Nessuna sorpresa dalle dichiarazioni di voto finora.
11.20 – Dev’essere finito il Consiglio dei ministri: a poco a poco ministri e sottosegretari arrivano in aula.
11.15 – Andrea Sarubbi su Twitter: “L’unica sempre presente, quando vede i giornalisti, è la Santanchè, che tra l’altro non può votare. 32 fotografi tutti per lei”.
11.13 – Giuseppe Consolo è il padre dell’attrice Nicoletta Romanoff, nonché il deputato che nel 2010 si arrabbiò coi vigili urbani di Roma per le troppe multe nei suoi confronti.
11.12 – Giuseppe Consolo di Futuro e Libertà chiede giustamente ai deputati della Lega perché votarono sì all’arresto di Papa e voteranno no a quello di Milanese.
11.10 – Il tentativo dell’opposizione di tenere la discussione sul piano giuridico e non politico ha avuto la conseguenza di generare interventi particolarmente monocorde.
11.07 – Mattia Feltri annuncia l’arrivo in aula di Marianna Madia, deputato PD incinta e “con le contrazioni”.
11.06 – Sarubbi del PD spiega perché per l’IdV parla Palomba e non Di Pietro: “stiamo cercando di tenere il voto su Milanese sul piano giuridico, non politico”.
11.05 – Palomba cita delle parole che circolano da stamattina, citate da qualche retroscenista secondo cui Milanese avrebbe detto «se vado dentro, non ci vado da solo». Naturalmente si tratta di parole prive di fondamento concreto, come quelle di quasi tutti gli articoli di retroscena politici.
11.04 – Federico Palomba dell’Italia dei Valori e l’elefante nella stanza: il voto di oggi è in fin dei conti un voto sulla stabilità del governo, e non un voto su Milanese.
11.01 – Il testo integrale della relazione di minoranza, del Partito Democratico.
10.58 – Parla Pisicchio dell’API, per dichiarazione di voto. Era stato annunciato un intervento l’esuberante Mario Pepe, del PdL, ma purtroppo pare aver rinunciato.
10.57 – Non ci sono più iscritti a parlare. Ora si passa alle dichiarazioni di voto.
10.56 – Berlusconi dovrebbe arrivare in aula nel giro di mezz’ora.
10.50 – Nelle altre notizie: lo spread tra BTP decennali e bund tedeschi ha sfondato quota 411.
10.49 – Turco chiede «amnistia, indulto, depenalizzazione, decarcerizzazione» invece che «emanare, applicare o disapplicare leggi per l’uno o per l’altro, a seconda delle convenzienze».
10.48 – Mattia Feltri: “La cosa più brutta vista fin qui: i pantaloni stile Orazio di Disney indossati da Fiamma Nirenstein”.
10.46 – Maurizio Turco, radicale del PD, ricorda il solito punto sacrosanto: la Camera non deve decidere se mandare o no Milanese in carcere, se Milanese è colpevole o innocente; la Camera deve decidere se la procura ha agito nel rispetto delle leggi o se ha avuto un intento persecutorio nei confronti di Milanese.
10.45 – Milanese è in aula, intanto.
10.44 – A questo punto attendiamo la replica di Barbato, che di norma non è uno che si tira indietro.
10.43 – Laboccetta parla di un «deputato dipietrista molto vicino a Marco Travaglio» che avrebbe chiesto denaro a Viscione, lo stesso imprenditore che accusa Milanese. È Franco Barbato, quello con le basettone, il suo nome salta fuori nell’indagine. Ma Laboccetta lamenta che la procura di Napoli tratti diversamente le accuse di Viscione, secondo verso chi si rivolgono.
10.42 – Le parole di Milanese raccolte da Mattia Feltri. «Sono esausto. Questo sputtanamento quotidiano è esasperante. Se dovrò andar dentro, andrò dentro. Ma si sappia che quello che dovevo dire l’ho detto. La verità l’ho raccontata. Ed è devastante pensare che oggi il voto avrà implicazioni politiche che con me non hanno nulla a che vedere».
10.41 – Ancora bollettino di guerra: Antonio Angelucci, del PdL, è in aula e avrebbe quasi 39 di febbre.
10.40 – Laboccetta, PdL: «Io lo so come l’inferno di Poggioreale»
10.39 – Dario Franceschini è alla Camera con le stampelle e un sandalo, racconta Mattia Feltri sulla Stampa: si è tolto un neo sotto il piede.
10.36 – Palomba dell’IdV ha concluso il suo intervento chiedendo ai suoi colleghi di non salvare «un membro della Casta», dando del «membro della Casta» anche a se stesso, in quanto deputato al pari di Milanese.
10.34 – Finiscono le dichiarazioni dei membri della Giunta, ora Borghesi dell’IdV fa notare che durante la seduta della Camera sono state convocate le commissioni. Fini dice che si tratta di dichiarazioni «ragionevoli» e chiede ai presidenti di commissione di sospendere i loro lavori. Parla Anna Rossomando del Partito Democratico.
10.31 – Federico Palomba dell’Italia dei Valori, relatore di minoranza, ricorda la storia della casa di via Campo Marzio, quella condivisa con Giulio Tremonti e ristrutturata da un’impresa titolare di appalti pubblici.
10.29 – I deputati/ministri non sono alla Camera perché un’ora fa circa è iniziato il Consiglio dei ministri.
10.28 – C’è una delegazione del parlamento vietnamita che segue i lavori della Camera, speriamo di fare bella figura.
10.26 – Il deputato del PD Andrea Sarubbi scrive su Twitter che non ci sono ministri in aula, e non c’è nemmeno Milanese. “Ci sono più giornalisti nelle tribune che deputati del Pdl ai banchi”.
10.23 – Se il calendario dei lavori sarà rispettato, il voto su Milanese arriverà intorno alle 12.
10.22 – Parla Marilena Samperi del Partito Democratico e spiega perché non c’è volontà persecutoria della procura nei confronti di Milanese.
10.20 – La tesi della maggioranza, in breve, è che manchino indizi ed elementi di prova tali da giustificare la misura restrittiva della libertà personale: non c’è pericolo di reiterazione del reato, dice Gava, visto che Milanese non è più consigliere di Tremonti.
10.14 – Gava sta commentando approfonditamente l’inchiesta su Milanese, criticandone vari aspetti. La vicenda, in breve, si basa su quanto dichiarato spontaneamente ai magistrati da un imprenditore settantenne, anche lui originario di Avellino, che si chiama Paolo Viscione. L’imprenditore dice di avere scoperto da Milanese di essere indagato per reati finanziari. Dice che Milanese gli aveva promesso di occuparsi del suo caso, dandogli informazioni e tentando di mettere a posto la situazione, e in cambio chiede regali, favori e denaro. Viscione racconta di aver dato a Milanese oltre un milione di euro. Denaro in contanti per oltre 600.000 euro, consegnati 100.000 euro alla volta. Orologi, gioielli, viaggi a New York, Ferrari, Bentley. Milanese è accusato di avere incassato altri vantaggi personali anche da altre due persone, arrestate ieri, in cambio delle loro nomine in società controllate dal ministero dell’Economia. Tra i regali ricevuti, inoltre, ci sarebbe un orologio “Patek Philippe” che Milanese disse di voler consegnare a Tremonti, ma che il ministro dice di non avere mai ricevuto.
10.11 – La Giunta per le autorizzazioni aveva respinto la richiesta di arresto.
10.09 – La prima assenza documentata tra i banchi del Governo è proprio quella di Giulio Tremonti, di cui Milanese era collaboratore e coinquilino, che si trova a Washington trattenuto dagli impegni al Fondo Monetario Internazionale (oltre a essere ministro Tremonti è anche deputato).
10.08 – Parla il relatore della maggioranza della Giunta per le autorizzazioni, Fabio Gava del PdL.
10.06 – Approvato il processo verbale.
10.01 – La seduta è cominciata, si legge il processo verbale della seduta precedente. Presiede Gianfranco Fini.
09.59 – Facciamo qualche conto, prima che la seduta cominci. I voti contrari alla richiesta di arresto dovrebbero essere i 219 del PdL, i 29 dei Responsabili, i 59 della Lega e 3 dal Gruppo misto. I voti favorevoli alla richiesta di arresto dovrebbero essere i 206 del PD, i 26 di FLI, i 22 di IdV, i 5 di API. Quindi i sì sarebbero 310 e i no 259. In mezzo ci sono i 36 deputati dell’UdC a cui il partito ha lasciato libertà di coscienza (ma che in giunta hanno votato sì all’arresto). Se votassero tutti sì si arriverebbe a 295, comunque pochi. Ma ci sono altri voti ancora dati per incerti: 3 delle minoranze linguistiche, 2 liberaldemocratici e 15 deputati del gruppo misto (tra cui quelli del MPA). E poi c’è il voto segreto, che rischia di rimescolare le carte anche tra i gruppi che hanno espresso una posizione.
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Dalle 10 di questa mattina la Camera dei Deputati discuterà e voterà della richiesta di arresto presentata dalla procura di Napoli nei confronti di Marco Milanese, deputato del PdL ed ex consigliere politico del ministro Giulio Tremonti. Milanese è accusato di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. PD e IdV hanno annunciato voto favorevole alla richiesta di arresto, l’UdC lascerà libertà di coscienza ai propri deputati, mentre tutti i gruppi che compongono la maggioranza – PdL, Lega e Responsabili – hanno annunciato il loro voto contrario. L’esito del voto è reso incerto da due elementi: il primo è che i parlamentari si esprimeranno col voto segreto, quindi liberi di discostarsi dalle indicazioni di partito, se gli sembrerà opportuno; il secondo è che già nei giorni scorsi la maggioranza ha parecchio faticato alla Camera, e quindi servirà la presenza in aula di tutti i ministri che sono anche deputati. I lavori della Camera si possono seguire in diretta streaming qui, il Post li seguirà dalle 10 con un liveblogging.
foto: Mauro Scrobogna /LaPresse