Le foto del terremoto in Sikkim
Si contano almeno cento morti e interi paesi sono isolati da giorni nell'area compresa tra India, Nepal e Tibet
A tre giorni di distanza dal terremoto che ha interessato il Sikkim, nell’India nord-orientale, continuano le operazioni di soccorso per mettere in salvo la popolazione. Le autorità indiane stimano che siano morte almeno 87 persone nel paese, cui vanno aggiunte le 11 in Nepal, le 7 in Tibet e una persona in Bangladesh, per un totale di oltre cento decessi nell’ampia area colpita dal terremoto.
L’India ha inviato nel Sikkim seimila soldati per affrontare l’emergenza. Il loro primo compito è quello di liberare le strade, rimaste bloccate dalle frane causate anche in parte dalle forti piogge degli ultimi giorni. L’area è montagnosa e costellata da piccolo villaggi difficilmente raggiungibili in assenza di collegamenti stradali. Diverse centinaia di persone hanno trascorso un’altra notte all’aperto per ragioni di sicurezza: le scosse dello sciame sismico continuano e molti temono di rimanere schiacciati sotto nuovi crolli. L’esercito ha paracadutato viveri e medicinali nelle zone più inaccessibili, portando un minimo di sollievo alle popolazioni.
Nell’area dell’epicentro del terremoto, nei pressi dell’area protetta di Kanchenjunga, i soccorsi sono arrivati da poco e sono state contate almeno 33 morti riconducibili al sisma. Il bilancio potrebbe salire ulteriormente, spiegano le autorità, quando saranno state controllate le zone più a nord del Sikkim dove i soccorritori non hanno ancora messo piede. Si stima che le case lesionate nello Stato possano essere centomila e per questo motivo si stanno approntando 2.500 campi di soccorso e accoglienza per i terremotati. Le operazioni di soccorso vanno a rilento anche in Tibet e Nepal, dove si sono verificate centinaia di frane e smottamenti. Interi paesi sono da domenica senza corrente e in alcuni mancano anche acqua e beni di prima necessità.