La questione morale di Finmeccanica
Massimo Mucchetti si chiede sul Corriere se i sistemi di controllo del gruppo industriale saranno sufficienti per fare ordine dopo la vicenda Tarantini
In un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, Massimo Mucchetti si occupa di Finmeccanica, il grande gruppo industriale posseduto per quasi un terzo dallo Stato coinvolto nelle inchieste di Napoli e Bari, augurandosi che i sistemi di controllo interno questa volta funzionino.
Le inchieste della magistratura napoletana e barese stanno minando la reputazione di Finmeccanica. Paolo Pozzessere dà le dimissioni da direttore commerciale, ruolo delicatissimo, a seguito delle ipotesi di corruzione internazionale nell’acquisizione di commesse militari in America Latina con l’ausilio dello strano giornalista Valter Lavitola, intimo del premier. L’ex ufficiale della Finanza, Marco Milanese, consigliere politico del ministro dell’Economia, è accusato di promettere cariche in società del gruppo Finmeccanica dietro compensi di varia natura. Il responsabile delle relazioni istituzionali, Lorenzo Borgogni, va a cena con il faccendiere Gianpaolo Tarantini, notoriamente impegnato a far partecipare il suo mandante pugliese Enrico Intini alla gestione di 280 milioni di appalti della Protezione civile affidati alla Selex, società del gruppo guidata da Marina Grossi, moglie del presidente Pier Francesco Guarguaglini.
Non basta che questa specifica richiesta dello stranissimo mediatore non sia stata accolta, nonostante Silvio Berlusconi abbia per due volte invitato Guarguaglini a prestare attenzione al giovane amico che gli portava le donnine per le allegre serate di Palazzo Grazioli. Resta la promessa di un tavolo tecnico tra Finmeccanica e Tarantini: un tavolo tecnico…
Come altre società quotate, Finmeccanica ha un servizio di internal audit e un comitato per il controllo interno del consiglio di amministrazione. È il momento di usarli in modo convincente, altrimenti dovremo credere, come purtroppo è già accaduto in Telecom Italia, che questi organismi della corporate governance siano, al dunque, soltanto fumo negli occhi. Finmeccanica è controllata dal Tesoro al 32%. Il resto del capitale è in Borsa. I mercati finanziari, ai quali la società ha chiesto di sottoscrivere obbligazioni e aumenti di capitale cospicui, hanno diritto di sapere, ancorché finora abbiano reagito più alle indiscrezioni sul futuro dell’Ansaldo, croce e delizia del gruppo Finmeccanica, che alle notizie giudiziarie. Più ancora dei mercati ha diritto di sapere il Paese, per il quale Finmeccanica rappresenta una doppia ricchezza: è una delle due principali multinazionali manifatturiere (l’altra è Fiat) ancora capaci di spese importanti in ricerca e sviluppo; è una delle due multinazionali (l’altra è l’Eni) con cui il governo può fare politica estera.