Una crociera in Corea del Nord
Cinque giorni lungo la costa di uno dei paesi più isolati del mondo, a bordo della prima e unica "nave da crociera" nordcoreana
Una mossa che non ci si aspetta da uno dei paesi più chiusi al mondo, che paranoicamente controlla gli accessi dall’esterno, è il tentativo di buttarsi sul business del turismo. Eppure è quello che sta cercando di fare la Corea del Nord, come racconta il New York Times. Il governo ha sempre nascosto con cura agli occhi esterni la povertà in cui si trova la nazione, cercando di tenere separati i ricchi visitatori da una popolazione che viene nutrita con la convinzione di vivere nel miglior paese al mondo: l’accesso è consentito solo ad aree ristrette del paese, strettamente sorvegliate e mai in assenza di un accompagnatore.
La difficoltà di accesso al paese, unita all’immagine brutale del regime nordcoreano che si è diffusa all’estero, ha paradossalmente reso più pressanti le richieste da parte di potenziali visitatori e turisti: nonostante sia difficile ottenere statistiche precise, nell’ultimo anno almeno 24.000 stranieri hanno visitato la Corea del Nord, e l’80 per cento di loro erano cinesi. Il governo, messo alle strette da una situazione economica devastante, ha deciso così di varare la sua prima nave da crociera.
Parlare di “varo” è però fuorviante: la Mangyongbong, nave merci dal 1992 e prima ancora nave passeggeri che riportava in patria i nordcoreani residenti in Giappone, ha oltre quarant’anni di vita, cabine strettissime e bagni senza acqua corrente. Il suo primo viaggio da nave da crociera è durato cinque giorni, seguendo il profilo della costa orientale, con oltre duecento passeggeri schiacciati in cabine da otto posti. Solo i turisti cinesi, gli uomini d’affari e i giornalisti stranieri hanno avuto il privilegio di alloggiare nella più comoda zona riservata agli ufficiali nordcoreani. Gli organizzatori si augurano di poter ospitare turisti europei durante il prossimo viaggio, che probabilmente sarà in ottobre.
«Il turismo è stato un fattore chiave per permettere a Cuba di superare la fine del sistema commerciale sovietico dopo la Guerra Fredda», ha spiegato John Delury, storico presso la Yonsei University di Seoul che osserva le relazioni tra le due Coree e la Cina. «Certo, la Corea del Nord non può competere come meta turistica con le coste tropicali di Cuba, ma il tentativo da parte di Pyongyang di accogliere turisti stranieri è un segnale positivo di integrazione col mondo esterno»
L’assenza di spiagge tropicali non è l’unico ostacolo. Durante la crociera l’intrattenimento dei passeggeri era costituito da cene che ricordavano una mensa militare, canti al karaoke inneggianti a Kim Il-sung e lunghe gite sulla terra ferma, con ripetuti inviti a non restare indietro rispetto al gruppo per non rischiare di restare uccisi. Dopo il pasto gli avanzi e i rifiuti venivano semplicemente buttati in mare, se il vento non li riportava sul ponte, e bastano le poche foto scattate a bordo per rendersi conto di quali sono gli standard dell’unica nave da crociera nordcoreana. Park Chol-su, presidente del Taepung International Investment Group, il gruppo che ha organizzato la crociera, si dice consapevole dei numerosi difetti. Ma è certo che l’iniziativa avrà successo e spera di poter disporre, a breve, di una nave migliore.